1931-2020 L’attrice milanese è morta in Spagna per coronavirus. Lasciò il cinema per il torero Dominguín
La Miss Italia che diventò diva con Antonioni, Visconti, Buñuel
Maurizio Porro
È morta in ospedale a Segovia, in seguito alle conseguenze del coronavirus, Lucia Bosé, attrice e donna indipendente, amica di grandi uomini come Picasso, Hemingway, Visconti. Dal Messico l’ha annunciato il figlio Miguel che vive coi due figli, mentre le due sorelle sono a Valencia. La diva dai capelli turchini è morta in solitudine a 89 anni, lei che aveva lasciato la carriera per la famiglia.
Era nata Lucia Borioni a Milano il 28 gennaio 1931 e il primo tempo della sua vita fu italiano; nel ’55, dopo 17 film e temendo di restare zitella, sposa due volte, civilmente a Las Vegas e religiosamente in Spagna il torero Luis Miguel Dominguín, idolo di folle. La 25enne Lucia va a vivere col dongiovanni toreador nella villa patriarcale, è naturalizzata spagnola e si dedica ai tre figli, fra cui Miguel, cantante, ballerino e attore.
Il ruolo di moglie regge fino al 1967 quando chiede la separazione per le continue infedeltà del focoso marito di cui trovava le amanti negli armadi come nelle barzellette. Ma riavvolgiamo il nastro: la Bosè, da famiglia povera, viene a Milano a lavorare a 12 anni come commessa nella famosa pasticceria Galli, dove entra e la nota Luchino Visconti, che le diventerà amico e la raccomanda al giovane Antonioni per Cronaca di un amore del ’51, grande film che l’ha rivelata dopo il melò contadino di Non c’è pace tra gli ulivi di De Santis.
Nel ’47 Bosé vince a Stresa il concorso di Miss Italia battendo Lollobrigida, Rossi Drago, Mangano. In epoca di maggiorate lei ha negli occhi un malessere diverso e moderno che infatti la porta diretta alla borghesia infelice di Antonioni, bella, elegante e fatale, accanto a Massimo Girotti. Infatti perde Riso amaro e continua con Antonioni: dopo il giallo del tradimento nell’alta borghesia, ecco La signora senza camelie dove vive la crisi di una stella del cinema.
Nei primi 50 si trova spesso partner del suo fidanzato Walter Chiari in film comici sentimentali come È l’amor che mi rovina ed Era lei che lo voleva, ma vive anche i riflussi affettivi del realismo rosa delle Ragazze di piazza di Spagna di Emmer. Nel ’55 il salto internazionale con Buñuel (Gli amanti di domani) e Bardem (Morte di un ciclista), mentre è Maselli che la scrittura per Gli sbandati, cui segue una partecipazione al Testamento di Orfeo di Cocteau.
Il figlio Miguel
Ricoverata in ospedale a Segovia, dal Messico l’annuncio sui social
del figlio Miguel
Qui finisce il primo tempo. Una bellissima ragazza, fuori dal cliché della maggiorata, con una classe innata di eleganza interiore, che incontra uno dei nostri massimi registi esperto in ritratti di donne. Dopo un lungo intervallo, in cui la sua vita matrimoniale vive di alti e bassi, proprio come una corrida, è Fellini che le offre una poetica partecipazione nel ’69 al Satyricon seguito da Sotto il segno dello Scorpione dei Taviani.
Lucia Bosé è ora un’altra donna, un’altra attrice, ha visto infranto il grande amore con Dominguín che la tradisce in continuazione: incide dischi e nel 2000 realizza il sogno di un Museo degli Angeli a Turègano. Libera, indipendente e contro le convenzioni, matriarca di una famiglia non facile, si concede ancora qualche capriccio di cinema con Cavani (L’ospite), Giulio Questi (Arcana), Nelo Risi, Bolognini (Metello) e partecipa anche al film diretto da Moreau con quattro attrici che si confessano. E lavora con Rosi in Cronaca di una morte annunciata, Ozpetek in Harem suare, Cervi in L’avaro, Ponzi in Volevo i pantaloni e nei Vicerè di Faenza.
Quando torna in Italia rievoca molto il passato il suo Luchino, gli anni 50, ospite della Venier a Domenica in. Una vita avventurosa, avvolgente e deludente, popolare e dimenticata, in cui ha avuto occasione, frequentando il torero sciupafemmine, di coltivare amicizie intellettuali perché era una donna bella ed elegante dentro, ideale per un cinema che lei ha contribuito a rendere moderno.