«L’Europa alla sfida del digitale».

SCENARI GLOBALI. PER OLIVER BÄTE, CEO DI ALLIANZ C’È BISOGNO DI RIFORME VOTATE A CRESCITA E PRODUTTIVITÀ
I Paesi Ue arrancano non solo in confronto agli Usa ma ancor di più rispetto alla Cina CAMBIO DI PARADIGMA «Dobbiamo incentivare le aziende a spendere più soldi in formazione come fanno gli scandinavi, anziché a difendere i posti di lavoro a tutti i costi»
«C’è un’opportunità per un nuovo passo avanti per l’integrazione europea, una finestra da non per­ dere». Così Oliver Bäte, 52 anni, il Ceo di Allianz, il colosso assicurativo europeo con sede a Monaco di Baviera, ieri nel corso di una lecture tenuta nella Torre Allianz a Milano, il più alto edificio del Paese con copia della Madonnina d’oro sul tetto, dove ha delineato un affresco dell’Europa del futuro visto dal numero uno delle assicurazioni europee. Introdotto da Klaus­Peter Roehler, ceo di Allianz Italia, Bäte ha tenuto un vibrante discorso all’interno dei Vigoni Lecture, gli appuntamenti organizzati dalla fondazione omonima che promuovei legami tra Italiae Germania, dove ha ricordato che dobbiamo rilanciare il processo di integrazione come ha fatto il presidente francese Emmanuel Macron nel suo recente discorso alla Sorbona. «Sono nato a Colonia dove ho sentito l’italiano da parte dei migranti negli anni 70 e poi ho fatto il servizio militare nell’aviazione tedesca nella base di Decimomannu in Sardegna», ha esordito il manager tedesco. Poi ha cambiato registro volando alto. «Non temo tanto la divisione tra un’Europa del Nord da quella del Sud ­ ha affermato rispondendo a una domanda posta dall’ex commissario Ue Mario Monti, presente in sala­ quanto la tenuta della classe media dei Paesi maggiori come la Germania, la Franciae l’Italia di fronte alle sfide future dove anche i media hanno le loro responsabilità nello spiegare queste dinamiche». «La ripresa dell’eurozona ha sorpreso molti analistie cinque milioni di posti di lavoro sono stati creati. Ora c’è una opportunità che dobbiamo cogliere. Se fermiamo l’integrazione rischiamo di restare indietro: dobbiamo andare avanti sul mercato unico, clima e digitilizzazione», ha ricordato Bäte con ritmo incalzante. «Noi dobbiamo incentivare le aziende nona mantenerei posti di lavoro, ma come fanno gliscandinavi, che ammiro, a spendere più soldi in formazione. L’Europaè un bel posto dove viveree dove c’è il più generoso welfare al mondo, un buon livello di istruzione ma bisogna saper accogliere le sfide». Insomma non ci sono pasti gratis. «L’economia dell’Europa sta recuperando bene ma è pronta per il futuro? Poniamoci due domande: la prima, l’Eurozona è a prova di crisi? si è chiesto il manager di Allianz. «I suggerimenti del presidente Macron per un’ulteriore riforma della governance sono un’apertura benvenuta per riforme necessarie. Non dovremmo fare affidamento soltanto su istituzioni e vigilanza più forti a Bruxelles che spesso portano a maggiore burocrazia, ma anche indurre le forze di mercatoa controllarei governi che hanno politiche non sostenibili». In questo quadro «è importante il dibattito sulle riforme che deve coinvolgere tutti i membri dell’area euro, soprat­ tutto l’Italia che si sta rendendo conto dell’importanza delle riforme, sia interne siaa livello comunitario». Altrettanto importanteè la seconda domanda: l’economia Ue è a prova di futuro, di fronte alla crescita dell’economia cinese e della digitalizzazione? «Con una popolazione in età lavorativa che diminuisce, abbiamo bisogno di ulteriori progres­ si in termini di produttività se vogliamo generare crescita», ha spiegato il numero uno Allianz. Ciò significa un’ulteriore integrazione dei mercati europei per servizi, capitali e digitale. L’Ue ha messo a segno un buon inizio con l’unione del mercato dei capitali, ma se e quando il Regno Unito se ne andrà, l’Europa perderài suoi mercati di capitali più grandi. Piuttosto che cercare di ottenere la loro quota nazionale dei mercati di capitali, i Paesi Ue dovrebbero rilanciare il progetto dell’Unione del mercato dei capitali. Solo allora l’enorme quantità di risparmio europeo potrà trovare una strada per gli investimenti a lungo termine in innovazione, crescita delle imprese e infrastrutture», ha delineato Bäte. «Nell’area digitale, l’Europa è in ritardo non solo rispetto agli Usa, ma ancor più rispetto alla Cina. Il programma del Mercato unico digitale promette di alimentare l’innovazione e di creare un mercato integrato che consenta alle start­up di crescere. Ma se l’attuazione rimane così lenta, i singoli Paesi Ue creeranno specifiche regole sul digitalee sui dati, portandoa un’ulteriore frammentazione del mercato. Se l’Europa si impegnerà insieme, potrà stabilire per l’economia del digitale e dei dati standard globali sani, ­ ha concluso Bäte basati sulla nostra reputazione di qualità, sicurezza e protezione sociale». «Ciò significa che dobbiamo lavorare insieme per conservare l’ European Way of Life, di cui siamo orgogliosi».
Il Sole 24 Ore.