Ieri pomeriggio sono andato alla Biblioteca comunale degli Intronati ad ascoltare la presentazione del libro su Giovanni Pico della Mirandola edito da Einaudi. Incontro ben organizzato, una cosa vera, con persone attente e con grande voglia di ascoltare. Per questo mi sento di ringraziare gli organizzatori: l’agenzia Einaudi di Siena nella persona di Roberto Greco e il presidente della Biblioteca, Roberto Barzanti. Pico è un personaggio straordinario cresciuto culturalmente in un periodo importantissimo, nella seconda metà del quattrocento, in un luogo ricco di energia come la Firenze di Lorenzo il Magnifico. La Firenze del post concilio, quello della pacificazione con Bisanzio, dei cardinali Cesarini e Bessarione. Il cui trasferimento da Ferrara fu voluto da Cosimo. Pacificazione che durò pochissimo le cui tracce si possono leggere anche sulle pareti del Santa Maria della Scala. Ma che lasciò orme profonde nella cultura italiana: a Firenze in quel periodo i giovani della nobiltà leggevano e parlavano correttamente il greco, grazie agli insegnamenti del Crisolora. L’Oriente era di attualità e lasciò testimonianze anche dopo la fine del concilio, e soprattutto dopo la caduta di Costantinopoli, basti ricordare le traduzioni in latino delle opere di Platone fatte da Marsilio Ficino o i lavori di Niccolò Cusano. Si cercava una nuova sintesi fra culture e credi diversi. Qui, a mio parere, sta la genialità di Pico della Mirandola: portare a sintesi il sapere superando le concezioni tradizionali della cultura occidentale per aprirsi ad altre espressioni (quabbalah). Ieri sera dopo la presentazione, il presidente dell’associazione della Diana, ha chiesto se tali aperture esoteriche è possibile ritrovarle anche in Dante, vecchia questione! Io credo di no, Dante appartiene al vero “rinascimento” italiano (Giotto, Francesco d’Assisi), ma non ha questa dimensione. Nella Divina Commedia si può parlare si di numerologia (Fibonacci), ma no di pensiero ebraico definito. Anche perché il primo a parlarne sistematicamente è proprio Pico. Quest’ultimo procede ad un ulteriore tentativo: contaminare il pensiero logico con quello estetico, con la bellezza, diremo oggi. Esce dagli specialismi che già iniziano a manifestarsi e che saranno determinanti nei secoli successivi nel pensiero occidentale fino quasi ai nostri giorni. Raphael Ebgi, uno dei due curatori del volume, e sicuramente il più filosofo sottolinea come Pico sia un caso raro e in occidente a “ucciderlo” sia stato il pensiero idealistico tedesco (Hegel). Forse sarebbe opportuno parlare più che di idealismo di positivismo, della quantificazione dell’oggetto, della specializzazione scientifica, della parcellizzazione dell’essere che grazie alla tecnica diventa ente, cosa. C’è un idealismo anche italiano di cui molto spesso ci si dimentica di un Croce o di un Gentile, soprattutto quest’ultimo, il vero pensatore europeo. Dimenticato per i suoi trascorsi politici. Gentile che è alla base di molta filosofia e teologia contemporanea come Bontadini o lo stesso Severino. Comunque la questione del rapporto con le categorie del reale rimane aperta, oggi più che mai e Pico può darci una mano a comprendere le dinamiche del presente. Husserl, Heidegger, Marion, quel tentativo di far parlare l’essere per quello che è, come dono. Parlare? Cosa ho scritto? Si, ma con quale linguaggio. Quello di Pico per cui la parola è la cosa? Florenskij dirà la stessa cosa in Russia durante la rivoluzione di ottobre. Perché Dio non dice il suo nome a Mosè? Ha paura di essere dominato di diventare cosa, come può Dio diventare cosa? E allora quale linguaggio adoperare? E se l’essere si donasse nel linguaggio estetico? Finalmente si uscirebbe dalla numerabilità, dal quanto che tanta nevrosi, e tanta alienazione, sta regalando all’uomo contemporaneo (Marion). Grande Pico! Ma non è la stessa fisica che si ribella alla determinazione oggettivizzante? La fisica subatomica dei Quanti si ribella, essa stesa, a questa logica? Non è determinabile, porta con se elementi qualitativi. Allora, potrebbe non avere più senso la contrapposizione soggetto, oggetto, lo spirito e la materia, siamo su un altro terreno. È possibile la creazione dal nulla? Quel nulla (la morte) tanto difficile da digerire per gli occidentali e tanto amica degli orientali. La nottola di Minerva ha solo iniziato a spiccare il volo, ma qualcuno ci può correre in soccorso, vero Pico?
Pierluigi Piccini