«Nel luglio del 1910 Lenin giunse a Capri. Era la seconda volta che visitava l’isola. Sarebbe stata l’ultima.»
Nel giugno del 1910 Lenin abbandona precipitosamente Parigi e parte per Capri. Vuole raggiungere Maksim Gor’kij che, circondato da una corte dei miracoli composta da intellettuali e artisti, da tempo vive sull’isola frequentata allora da teste coronate e stelle della Belle Epoque.
I motivi di quella partenza fino a oggi non erano mai stati chiariti: non vi erano infatti ragioni di salute, cause politiche, moventi finanziari o familiari che potessero giustificare quell’improvviso trasferimento nell’arcipelago campano. Attraverso questo saggio romanzesco, o forse romanzo-verità, ne scopriamo finalmente le ragioni: Lenin non volle andare a Capri bensì vi fuggì. Egli cercava, in questo modo, di cambiare radicalmente vita al fine di superare la profonda crisi esistenziale e politica che lo tormentava in quel periodo. Ma durante quei giorni e quel viaggio accaddero fatti talmente decisivi da rovesciare ogni sua aspettativa e speranza contribuendo a determinare in tal modo la successiva storia del secolo scorso e anche di quello presente.
In questo libro – ironica ricostruzione d’epoca, sorprendente avventura di tensione, paradossale dissertazione di filosofia politica – la figura di Lenin emerge in tutta la sua complessità. Se ne narrano le avventure – le indagini su degli omicidi, la lotta con polizie segrete e bande criminali, un’esasperante partita a scacchi – e se ne traccia uno spaccato di vita nella continua lotta tra i suoi aneliti e i fantasmi della sua infanzia. Il tutto naturalmente alla vigilia di immani tragedie storiche…