di Pierluigi Piccini
Interessante la delibera sulla modifica dello statuto dell’”ASP città di Siena”. Interessante perché in controtendenza rispetto alla logica della gestione degli enti e delle società. Il direttore generale non risponde più al consiglio di amministrazione. Per di più il direttore decade nello stesso momento in cui, per diverse motivazioni, il presidente lascia il suo incarico. Si crea un unico blocco politico sotto il controllo di chi ha il potere di nomina. Uniformando, nei fatti e in modo errato, per una figura tecnica il comportamento dei nominati dal sindaco ai sensi della legge 81 del 1993. La stessa delibera, poi, così come è stata congegnata impedisce a una serie di figure interne alla stessa amministrazione di poter partecipare alla selezione per ricoprire l’incarico di direttore. Tutto molto strano! Strano perché in contraddizione con la stessa normativa regionale e più precisamente con gli articoli della L.R.T n. 43 del 2004 con particolare attenzione all’art. 24 comma 1. Anche la procedura è come dire, singolare. In precedenza era il consiglio di amministrazione che avviava le procedure di modifica statutaria che inviava al Consiglio Comunale per l’approvazione è da quest’ultimo di nuovo all’ASP per l’eventuale recepimento. La procedura messa in essere con la delibera in oggetto salta, di fatto, il passaggio della Regione a cui gli atti vanno comunque comunicati. La Regione verifica la compatibilità con la propria legislazione anche quando non sono in discussione le finalità dell’ente (LRT . 43 art 14 comma 3). E questo anche nel caso in cui l’iniziativa non sia stata presa dall’ASP, ma dal Consiglio Comunale. Allora il dubbio sorge non proprio spontaneo, ma sorge. Non è che le dimissioni della Crociani siano state decise a tavolino per trasformare statutariamente l’Ente da essa presieduto? Una struttura complessa quella di cui stiamo parlando e con molte attività che non si riducono soltanto gli anziani, ma non da ultimo, all’amministrazione del patrimonio e delle farmacie. Sarebbe un vero danno per Siena se fossero privatizzate. La città non è riuscita a sapere quali sono le reali motivazioni delle dimissioni della Crociani e, con molta probabilità, si procederà alla nomina delle nuove responsabilità senza conoscere qual’è l’incarico di missione. I nomi spettano alla responsabilità di chi in questo momento è a capo dell’amministrazione (Legge 81 del 1993), ma cosa vanno a fare no. Il mandato è un argomento del Consiglio Comunale nella sua totalità in rappresentanza della comunità senese. Se privatizzare o meno le farmacie, vendere o meno il patrimonio sarà pure oggetto di discussione e approfondimento, magari con qualche numero in mano e con qualche sprazzo di strategia; sprazzo più non c’è da chiedere.