La Nota
Giuseppe Conte avrà un compito proibitivo, domani. Il colloquio tra il premier italiano e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, partirà con le peggiori premesse. Non tanto per le bordate ormai abituali e sgradevoli tra il commissario francese all’Economia, Pierre Moscovici, e il vicepremier Matteo Salvini, della Lega: anche se definire «venditori di tappeti» gli italiani alla vigilia della trattativa non predispone al dialogo ma allo scontro. L’ostacolo maggiore è il rifiuto del governo di cambiare strategia. Conte offre una «rimodulazione» della manovra economico-finanziaria bocciata dalla Commissione. E conferma il progetto di mettere in vendita immobili dello Stato considerati «non strategici» per un valore di «circa l’1 per cento del Pil». Assicura di essere pronto ad ascoltare le richieste di Bruxelles. Ma è difficile che basti ai suoi interlocutori. Infatti anticipa che chiederà «tempi di attuazione molto distesi» per la procedura di infrazione per eccesso di debito, che la Commissione ha già anticipato.Questa dilatazione temporale dovrebbe permettere all’Italia di mostrare la bontà della manovra decisa da M5S e Lega; e di «produrre i suoi effetti sulla crescita e ridurre il debito pubblico…». Non è escluso che il governo di Roma ottenga una qualche dilazione. Ma è difficile pensare che un’istituzione additata dalla maggioranza populista come nemica e delegittimata possa permettere all’esecutivo di arrivare fino alle elezioni europee di maggio senza essere sanzionato: a meno che non riveda tutto.La pretesa di imporre provvedimenti in deficit che metterebbero in moto una virtuosa ripresa non sembra destinata a fare molta strada: né a Bruxelles, né in gran parte delle capitali europee. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sostiene di volere evitare «una terza recessione con effetti devastanti». Eppure, l’isolamento italiano e la reazione dei mercati finanziari potrebbero accelerarla e aggravarla. Tria è costretto a ammettere che cresce il rischio di un aumento dei tassi sui mutui. Perfino un euroscettico come il ministro Paolo Savona riconosce che la manovra è insostenibile.Se questo è lo sfondo, viene naturale chiedersi quali margini rimangano al premier Conte; e quale mandato abbia ricevuto dai due «contraenti», Di Maio e Salvini. Per ora, si intravede solo un vicolo cieco. Rimane da capire se alla fine spunterà un compromesso in extremis, o si incanaglirà lo scontro, che ridurrebbe l’Italia a facile bersaglio della speculazione. E farebbe aumentare nella maggioranza la tentazione dello strappo elettorale.