La tegola annunciata

 

di Pierluigi Piccini

 

L’assessore Tirelli getta l’allarme sul Coronavirus: “Una tegola per il turismo e la ristorazione in città”. Ebbene ci siamo arrivati. È da molto tempo, prima con Valentini e oggi con De Mossi (per Cenni e Ceccuzzi c’erano risorse, ma senza strategia), che parliamo dei rischi della nostra realtà, caratterizzata da un modello economico basato sul terziario maturo, non soltanto finanziario e da rendite di posizione, è fortemente a rischio. Questo pericolo è accentuato dall’aver puntato quasi esclusivamente, in questi ultimi anni, su un unico asset di sviluppo: il turismo. Si sa, le mono-economie sono più esposte agli andamenti di mercato, e in modo particolare quando si parla di turismo a basso margine di reddito come il nostro. L’incertezza può venire da diverse situazioni come ad esempio: un territorio che offre servizi migliori e prezzi più convenienti, da un incidente, da situazioni di crisi come il terrorismo o, appunto, il virus Covid-19. Come può succedere che una economia possa avere dei risvolti positivi nel breve periodo perché una Nazione (Italia) non è colpita dal fenomeno degli attentati terroristici. Ironia della sorte, proprio quella nazione che, nelle ambizioni dell’Amministrazione avrebbe dovuto aiutare l’economia senese, è all’origine di un elemento di potenziale crisi nel settore turistico e non solo.
Le economie che si salvano quando ci sono perturbazioni interne o esterne, come quella che stiamo vivendo, sono quelle che hanno un Pil variegato e forte in diversi settori produttivi. A nulla sono servite le raccomandazione, le proposte che abbiamo più volte avanzato, non ultima la costituzione di un distretto culturale come previsto dalla legislazione, in modo da mettere a sistema, formalizzandolo, i diversi settori strategici che la città dispone. A nulla è servito dire, affermare, riaffermare che il destino di Siena è legato al suo territorio e quest’ultimo alla città capoluogo; che eventi come quello sul vino al Santa Maria della Scala non servono né alla città né alla provincia; che le iniziative messe in campo drenano solo risorse dalla città senza dare risultati concreti. A nulla è servito sottolineare la necessità di un assessorato specifico all’economia e uno alla cultura, non ritenendo sufficiente che tutta l’attività di questo campo venga gestita sotto l’attività commerciale e del turismo. Non si recupera il danno della chiusura di attività con l’apertura di bar e ristoranti; non si risolve la richiesta di iniziative nel settore culturale comprando pacchetti di esposizioni che girano e rigirano nella Penisola da anni; non si può pensare che la produzione nel settore dei beni culturali si risolva con la formula di una galleria anche se questa ha come sede l’Antico Spedale. Non si pensa a progettare il futuro con interventi strutturali, che richiedono conoscenze, competenze, tempo, collaborazione fra gli enti cittadini. Si lavora sul breve, sull’immagine, sul facile immediato. Ma nell’immediato può arrivare l’accidente (Coronavirus) e anche quel poco che si è messo in essere rischia di bloccarsi. Così Tirelli ha un insperato alibi per giustificare numeri sul turismo da tempo negativi e l’assenza di strategie sullo sviluppo, mentre Siena non ha più tanti margini a disposizione per pensare al futuro con un certo ottimismo.