La scia dell’odio.

La spartizione M5S-Lega delle nomine Rai si è conclusa col nome di Fabrizio Salini come amministratore delegato indicato dai Cinque Stelle e con quello di Marcello Foa come presidente (e sovranista), scelto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, quest’ultimo “tenuto segreto fino all’ultimo per mettere con le spalle al muro persino gli alleati 5S, che nulla sapevano e proprio non si aspettavano la mossa a sorpresa del leader padano”, scrive Giovanna Vitale. L’alleanza del cambiamento non ha neanche provato a lasciare fuori i partiti dalla tv pubblica. “La sostanza – precisa Claudio Tito – non cambia. La Rai è stata spesso – forse sempre – preda e bottino di guerra dei partiti. Lo è anche stavolta”.
Paolo Griseri ci racconta invece il terribile retroscena dell’incontro, avvenuto il 20 luglio all’Universitätsspital di Zurigo, tra John Elkann e i familiari di Sergio Marchionne. “È la sua seconda visita all’ospedale dov’è ricoverato il manager. Per arrivare al reparto deve superare le resistenze del personale: «Voglio vedere Sergio». Il momento è drammatico. «Non potrà tornare a lavorare», si sente dire il presidente di Fca. Manuela, la compagna del manager, aggiunge che «l’elettroencefalogramma di Sergio è piatto, non tornerà mai più» “. Il manager aveva condiviso il segreto della sua malattia solo con la compagna. “Ha sbagliato? – domanda Dario Cresto-Dina – Forse era convinto di riuscire a portare prima a termine i propri obiettivi”.
Il reportage di cronaca è invece dedicato all’allarme razzismo: per nove volte negli ultimi due mesi qualcuno ha messo nel mirino stranieri e rom, ed è Fabio Tonacci a ricostruire questi assurdi due mesi di tiro al bersaglio, sessanta giorni che hanno visto allungarsi in modo inquietante la scia dell’odio.

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