LE SARDINE
Monica Guerzoni
La notte di Santori e gli altri in attesa dei risultati: «Siamo uno stimolo, più di così non potevamo fare»
BOLOGNA Cala il sipario sulla «favola bella» delle Sardine, ma è solo un intervallo tra uno spettacolo e un altro: «Ora chiudiamo il libro e sporchiamoci le mani». I pesciolini della società civile, che nuotando controcorrente da una piazza all’altra hanno impedito a Bonaccini di affogare, torneranno presto. A metà marzo saranno di nuovo protagonisti, con il congresso fondativo di Scampia.
La sfida con lo «scorfano» leghista, che a volte chiamano «squalo», l’hanno vinta loro. Ma il futuro leader del movimento, Mattia Santori, ha promesso che non avrebbe esultato e non si sarebbe strappato i riccioli in caso di storica sconfitta. «Questo fenomeno è diventato nazionale», guarda oltremare il trentaduenne che ha riempito le piazze contro sovranismo, razzismo e «cattiva politica». E se pure pensa, come amici e compagni, che senza le Sardine «poteva finire peggio dell’Umbria», Santori ci va cauto. «L’alta affluenza è la nostra vittoria. Bonaccini partiva sei punti sotto, ma non vogliamo che il risultato si associ troppo alle Sardine».
Prima ansiosi, spaventati dai sondaggi, poi rassicurati e infine euforici, non vogliono abboccare all’amo. «Parleremo quando ci daranno il via libera», rimanda i commenti Giulia Trappoloni, unica ragazza del quartetto di testa. E Andrea Garreffa: «Più di così non si poteva fare». Nella notte emiliana che ha umiliato Salvini, le Sardine si sono tappate la bocca con una foto simbolica, poi si sono inabissate tra i tetti e le torri. Niente ribalta, solo una cena «in famiglia, tra amici», porte chiuse e giornalisti a distanza. Anche se, rivela chi è autorizzato a comunicare, «abbiamo avuto richieste allettanti pure da tv straniere».
La prospettiva
A casa davanti alla tv:
«Adesso tante
regioni aspettano
un nostro segnale»
Alle 23, chiuse le urne, ecco il post che manda le Sardine in vacanza: «È tempo di far calare il sipario». Fino a Scampia lavoreranno in silenzio e dietro le quinte. «È tempo di ristabilire le priorità personali — si sfilano via Twitter —. Se avessimo voluto fare carriera politica l’avremmo già fatto». E via così, una serie di tweet per dire che (per qualche giorno) si terranno alla larga da tv e giornali. Eppure, con i compagni di flash mob, Santori già ragiona di «come strutturare le Sardine» e si prepara a gestire altre richieste di soccorso rosso. «Siamo consapevoli delle aspettative che abbiamo sollevato — ammette Mattia —. Ci sono 19 regioni che aspettano un nostro segnale». C’è chi lavora perché presentino liste in Toscana e Campania e chi auspica che diventino un partito, ma i fondatori non hanno fretta di finire in scatola. «È un percorso che richiede tempo», frena Santori. E Roberto Morotti: «Non possiamo prendere decisioni su un movimento che ormai riguarda l’Italia e l’Europa». Sottovoce tifano per Bonaccini segretario del Pd e a mollare non pensano proprio. «È solo l’inizio», assicura Lorenzo Donnoli.
Santori è andato a messa e a poi al seggio, seguito solo dal «fotografo ufficiale». Da Salvini ha imparato che un leader politico deve essere prima di tutto un influencer. Il capo della Lega preferisce le mucche? E le Sardine si fanno fotografare con il dito sulle labbra: «C’è chi infrange ogni regola e chi sta muto e vota». Dal 14 novembre l’onda ha invaso Bologna, Modena, Milano, Torino, Roma, Genova, Napoli, Bibbiano, Palermo. Nella rete sono finiti Pif, Parietti, Turci, Guccini, Vanoni, Brunori Sas, Subsonica. E Prodi ha dato la sua benedizione. Ma al seggio, quando gli hanno chiesto se la grande affluenza sia merito delle Sardine, l’ex premier ha risposto tappandosi la bocca. Silenzio…