di Pierluigi Piccini
Personalmente credo che le Contrade abbiano preso la decisione giusta, indubbiamente sofferta, ma esemplare. È difficile pensare che si possa festeggiare, gioire dopo tutto quello che abbiamo sofferto, sofferenza che ci accompagnerà, con molta probabilità, ancora per un po’ di tempo. La dignità composta di una comunità, quella senese, si è affermata con un atto di rinuncia e di riflessione. Silenzio.
Mi sono anche chiesto questa decisione come si configura nella storia normativa del Palio. Abbiamo appena terminato i lavori della commissione per la revisione del Palio e tale casistica non è stata contemplata. Nessuno dei commissari ha pensato che il Palio potesse correre la sventura di non essere corso. Tutto è stato pensato in una situazione di normale svolgimento della Carriera. L’imprevisto, l’accidente è accaduto. Leggendo il regolamento e cercando di far rientrare l’imprevisto negli articoli già in vigore mi sono accorto che non è possibile trovarne uno adatto. Neppure la rinuncia a correre il Palio, il Comune può imporre che la Festa si svolga comunque anche se i concorrenti, le Contrade, fossero di numero inferiore a dieci. Imponendo e tirandole a sorte. Vuoto quello che si è determinato che va colmato velocemente. Il Magistrato delle Contrade ha manifestato una volontà che deve essere raccolta dall’Amministrazione Comunale responsabile della Festa con un atto formale. Atto che non può che essere di Consiglio, in analogia con l’indizione dei palii straordinari. In Consiglio la decisione diventa della città. Procedura che dovrebbe essere poi raccolta dalla commissione del regolamento e codificata con gli aggiustamenti del caso. Questa potrebbe essere una strada, l’altra, se i tempi lo consentissero convocare velocemente la commissione competente per codificare la procedura.