di GIANLUCA LUZI
Almeno su una cosa Renzi ha ragione: negli ultimi tre anni le liti nel Pd, prima, durante e dopo la scissione da parte della Ditta, sono state l’argomento principale della discussione politica. Non è certo questa la malattia della sinistra, ma è la spia che i “progressisti” attraversano una crisi profonda, epocale, forse definitiva. Lo psicanalista Recalcati, collaboratore di Repubblica, ha esposto una tesi molto suggestiva: l’odio della sinistra nei confronti del segretario dem deriva dal fatto che Renzi, (con modi giusti o sbagliati non è questo il punto) ha messo la sinistra di fronte alla propria inadeguatezza rispetto alla fase storica. L’ha messa – dice Recalcati – di fronte al proprio cadavere. Da qui l’odio di chi non accetta che si metta in discussione la purezza ideologica. Il politologo Orsina affronta il tema della crisi della sinistra con una tesi altrettanto interessante: da oltre vent’anni la sinistra ha pensato di avere a che fare con una società in cui i temi dei diritti civili erano ormai accettati e quasi scontati. All’improvviso la sinistra si è trovata di fronte a una realtà molto diversa: la società italiana – complice anche l’interminabile crisi economica – non è affatto “politicamente corretta” e la tragedia dei migranti lo sta mettendo clamorosamente in evidenza. Con la sinistra in affanno e tutta concentrata a salvaguardare la purezza ideologica senza cercare di risolvere concretamente i problemi, la scorciatoia verso il populismo è segnata. Renzi non ha sfondato al centro e anzi, con la imprevista vittoria di Berlusconi alle ultime amministrative, è cominciata la corsa al centro di coloro che avevano trovato riparo all’ombra del Pd renziano. Fino a dopo l’autunno Berlusconi frenerà la corsa dei centristi verso Forza Italia per non mettere in pericolo la tenuta del governo. Ma quando le elezioni si avvicineranno la slavina diventerà una valanga. Si voterà a febbraio-marzo, come continua a confermare anche Renzi e come vuole il presidente Mattarella. Ma c’è di mezzo la legge di bilancio. Bruxelles non sarà troppo dura con l’Italia, ma Padoan avrà il suo daffare per convincere i partner europei che il ritorno al Trattato di Maastricht teorizzato da Renzi (crescita facendo altro debito) non sarà nell’orizzonte del governo.
fonte: La repubblica, http://www.repubblica.it