di Pierluigi Piccini
Ho letto con attenzione il comunicato stampa dell’Unione comunale del Pd del 12 aprile del 2022, relativo all’incontro con il segretario Enrico Letta. La prima sensazione è che nulla sia cambiato rispetto all’intervista di Andrea Valenti rilasciata al Corriere di Siena il 14 marzo del 2022. In quella intervista il segretario provinciale del Pd senese affermava che non era disponibile a “sentir(si) dare continue lezioni di civismo da persone che nei partiti ci sono stati”. Dopodiché abbozza una tesi per dimostrare che anche loro, essendo volontari, possono essere considerati civici. Tesi sufficientemente divertente: se uno milita in un partito senza essere pagato diventa automaticamente civico? Se uno ha militato in un partito ed ora ne è fuori, per diverse ragioni, non può essere considerato civico? Bellissimo! E su queste esternazioni apodittiche tutto viene annullato: un grado zero. Questa tesi appena abbozzata viene sviluppata nel comunicato sopra citato, per cercare di spiegare quello “spirito civico” che adesso viene sbandierato come nuova parola d’ordine, sulla quale cercare di contenere o ottenere un confronto con i civici, con una parte di esse, almeno, tentando di dividere lo stesso Terzo polo civico. Quindi il Pd è diventato civico e la competizione avviene su questo terreno? Vediamo. Intanto c’è una impostazione di fondo: di nuovo, una forma di predominio che lascia l’organizzazione partitica in oggetto nella situazione in cui si trova, confermata dopo i vari congressi che non hanno visto nessuna novità, né discontinuità. La continuità partitica ha riproposto in tutto e per tutto le stesse logiche e gli stessi attori. Ma ogni partito decide il suo destino e va rispettato per quello che è. Autodefinirsi civici è la strada più semplice che lascia, nel caso che stiamo discutendo, tutto come trova. Non impegna sul piano dell’organizzazione interna (la famosa riforma dei partiti), anche perché, se basta la parola, siamo tutti civici. In realtà la vera differenza diventa quella di schieramento, ma se il Pd tutto civico di nuovo è il punto di riferimento della compagine che si vorrebbe aggregare, cosa cambia? Quello che era uscito dalla porta rientra dalla finestra. Una semplice capriola. Il Pd senese proprio non riesce a farsi parte: pur non essendo la prima forza in città, vive sempre dei comportamenti del passato. Ha annullato la stessa proposta del segretario nazionale Letta, poi praticata durante le suppletive: quella dell’abbandono del simbolo. Rimanere saldi su tale ipotesi avrebbe potuto significare un importante segnale sulla strada di una visione paritetica fra le parti in causa. In altre parole, una proposta che non considerava i potenziali alleati né delle succursali, né dei vassalli. Un vero cambiamento di prospettiva: il laboratorio politico del campo largo, come annunciato a suo tempo da Letta. Sarebbe stato un cambiamento che avrebbe permesso preliminari verifiche, sia di contenuto che delle rappresentanze amministrative, senza nessuna subordinazione a persone o istituzioni. Così non è stato, ne prendiamo atto.