Lo stato delle cose, nell’Italia che si accinge a votare, lo restituisce il dibattito surreale e angosciante che si è snodato ieri per ore intorno al raid nazista di Macerata: una gara tutt’altro che nobile consistente nell’addossare ai rivali la responsabilità di quella che un Berlusconi peggiore di Salvini definisce piatto «la bomba sociale dell’immigrazione».
SULLO SFONDO I MONITI – che in questo clima incarognito sembrano piovere da un pianeta alieno – di Bruxelles, del capo dello Stato, dei vescovi. Quello di Macerata è «un attacco volontario ai nostri valori fondamentali, un tentativo di distruggere il tessuto che ci lega come europei», declama il vicepresidente della commissione Ue Timmermans.
Impeccabile. Lo sarebbe anche di più se aggiungesse un passaggio su quel trattato di Dublino che l’Europa blinda e che contribuisce a lacerare in Italia «il tessuto». Mattarella è più obliquo quando segnala che «l’Italia ha bisogno di sentirsi comunità, senza diffidenza. La mancanza di senso della comunità porta a diffidenza, intolleranza e a volte violenza».
Nessuna obliquità, invece nelle parole esplicite del presidente della Cei Bassetti: «Bisogna favorire l’inclusione: no agli imprenditori della paura». E’ l’unico, insieme al leader di LeU Grasso col suo «chi semina odio raccoglie violenza», che si sottrae al coro che litiga partendo però da una posizione identica: l’invasione c’è e bisogna fronteggiarla. Ci si divida dunque, su chi sa farlo meglio, con la mano più pesante.
BERLUSCONI CI TIENE a quel primato. Si smarca da Salvini, ma solo quando l’alleato accusa la sinistra di avere le mani sporche di sangue. Il cavaliere frena, «a proposito della sinistra a volte usa toni eccessivi». Sulla «bomba sociale» invece l’intesa è perfetta, e anzi il moderato di Arcore supera il ringhiante. Espulsioni a raffica: 600mila clandestini. Poliziotto di quartiere. Invito ai cittadini a denunciare gli irregolari, forse la più odiosa tra le idee-forza del capo azzurro. Salvini si frega le mani. Rivendica la paternità della proposta di espulsioni in massa, però «senza gelosia». Poi lancia la parola d’ordine comune: «Più espulsioni che sbarchi». E Luca Traina, il fuciliere col Mein Kampf in camera? Per Berlusconi è solo «un folle».
La sterzata di Berlusconi è tanto repentina è brusca da richiedere qualche spiegazione. E come al solito bisogna risalire all’eterno oracolo: i sondaggi. Quelli che ha commissionato Arcore dicono che il centrodestra resta distante dalla maggioranza parlamentare e che il tema su cui far leva è proprio la difesa della patria dall’«invasione». Assicurano (non solo le rilevazioni datate ma anche quelle commissionate a stretto giro proprio a Macerata) che gli italiani, nonostante Minniti, non credono che il governo uscente sia stato sufficientemente duro e pensano che ci voglia un uomo forte. Prima che guardino all’amico-nemico Salvini, o peggio a Luigi Di Maio, Berlusconi ci tiene a occupare quel lucroso posto.
SALVINI PERALTRO non s’ingrugna. Sa perfettamente che la virata a destra dell’alleato lo vincola ben più di quanto non farebbe quella «manifestazione anti-inciucio» indetta da Giorgia Meloni alla quale il leader di Arcore, che con un piede resta stabilmente nella eventuale larga intesa, si è rifiutato di partecipare. Si vede che persino per la sua proverbiale sfacciataggine la presa in giro ha un limite.
LA COMPETIZIONE A DESTRA era nell’ordine della cose. Un po’ meno lo è il j’accuse di Renzi che sulla «bomba sociale» e sulle deportazioni in massa non avverte necessità di segnare differenze, però ci tiene ad additare proprio Silvio il Feroce come vero responsabile del disastro: «Con Dublino ogni Paese gestisce l’immigrazione da solo, ma quei trattati li ha firmati Berlusconi. Se in Italia arrivano i migranti è per colpa della guerra in Libia e il premier allora era Berlusconi».
E’ la stessa argomentazione che squaderna Di Maio, che però aggiunge alla lista nera anche il Pd. Il Cavaliere è addirittura «un traditore della patria», ma il centrosinistra non è da meno. «Berlusconi – strilla il pentastellato – è responsabile della bomba sociale. L’immigrazione è fuori controllo per colpa sua e del centrosinistra. Insieme hanno firmato trattati vergognosi e hanno bombardato la Libia». Trattandosi dell’M5S non può mancare l’allusione a turpi traffici. La porta all’esercito invasore è stata spalancata per lucro: «L’immigrazione è un business e loro ci hanno fatto speculazione».
E’ UN TORNANTE CHIAVE della campagna elettorale. Sinora quasi tutti, per motivi diversi, avevano cercato di esorcizzare il tema che in tutta Europa è stato l’elemento chiave nelle prove elettorali. Dopo Macerata esorcizzare il capitolo immigrazione non è più possibile. E dai fondali della politica emerge tutto insieme il peggio.