Di Roberto Barzanti
L’aumento di capitale da tre miliardi programmato da Mps è andato in porto integralmente, malgrado i venti avversi: un’iniezione di fiducia che consente di azzerare in anticipo — rispetto alla scadenza ultima del 2017 — il rimborso dei Monti bond. In vista del rinnovo del presidente del Monte si sta architettando un nuovo patto di sindacato tra i soci intenzionati a pesare di più. Il totonomine impazza. Aggregazione o fusione? Questo è il problema! E la bad bank in cui scaraventare i crediti più che deteriorati si farà? Arrivano gli americani (preferiti) o interessati più prossimi e insidiosi? La Fondazione Mps, ridotta al lumicino con l’1,5% — palindromo con virgola del troppo a lungo agognato 51% —, cercherà di dire la sua con sommessa dignità. Il tesoretto di cui dispone non permette grandi disegni. Ma l’Accademia Musicale Chigiana, progetto sostanzialmente sostenuto da palazzo Sansedoni, ha pubblicato un calendario estivo di tutto rispetto, anglicizzato a dovere con innovativo coraggio. Tutta l’attività diventa un ininterrotto International Festival & Summer Academy all’insegna del «Classico inatteso»: titolo che mira ad attutire le paure di quanti guardano alla creatura del Conte Guido Chigi — se ne celebra il cinquantenario della morte — con una timorosa ansia di fedeltà. All’Università degli studi non si nasconde la soddisfazione di poter esibire un bilancio che ha portato a termine il difficoltoso risanamento finanziario. E si è lanciata una ricerca, promossa dal dipartimento di Scienze sociali politiche e cognitive, con un’accattivante formula televisiva coniata per stimolare una larga partecipazione della cittadinanza: «Siena siamo noi». Alla fine — si assicura — l’idea di futuro che emergerà sarà quella che avranno espresso direttamente i cittadini. Chissà se sarà quella buona: il populismo dalle buone maniere non è detto sia d’aiuto. La ventilata nomina ad assessora regionale di Monica Barni, rettrice dell’Università per Stranieri sarebbe un riconoscimento ad un organismo ben decollato e attivissimo in ambiti cruciali per l’accoglienza e l’internazionalizzazione. La Mens Sana basket, rinata come Mens Sana 1871, dopo il mortificante fallimento, risale in serie A2. I tifosi della Robur son contenti della promozione in Lega Pro. Il Comune ogni giorno tenta di controbattere il malessere con qualche notizia confortante, e non solo badando al lento risanamento contabile. Qualcosa insomma si muove. Il sindaco Bruno Valentini ha fatto la spola con il ministero dei Beni culturali per spiegare, tra gli altri, il progetto di valorizzazione delle malconce mura. Per il pieno riuso a fini museali-espositivi e di produzione culturale dell’ospedale Santa Maria della Scala è stata avviata un’ulteriore fase transitoria, affidando per i prossimi dieci mesi compiti di gestione ad un raggruppamento di imprese, guidato da Opera, che ne scongiurerà la paventata chiusura. Ma resta nelle nebbie il modello d’approdo per una vera autonomia (maggioritariamente pubblica) e soprattutto il fondamentale trasferimento, con integrazioni, della Pinacoteca nazionale. A questo scopo si stanno ristrutturando altri spazi, anche grazie a opportuni finanziamenti regionali, ma con ritardi eccessivi. In ambito economico sono da annotare sia pur minimi segni di ripresa o di buona volontà. Da metà giugno la Fondazione Toscana Life Sciences ha rilevato il Medicines Research Centre della Siena Biotech Spa, in stato di fallimento, assumendo alcuni degli ex-dipendenti. Glaxo si dichiara intenzionata a fare corposi investimenti. Il turismo tira, benvenuto e preoccupante. Altre voci si potrebbero aggiungere. Si può parlare di ripresa? Nell’intervento svolto giorni fa alla presentazione del volume di David Allegranti Siena Brucia, il primo cittadino ha messo in evidenza taluni risultati ottenuti, abbondando in tinte rosa. Ne è nato un dibattito incandescente. È bene essere espliciti: il solido libro-inchiesta di Allegranti è un racconto di fatti e persone che non fa sconti. Scritto con piglio narrativo e basato su una documentazione di prima mano, descrive le fasi di un incendio che ha incenerito molte ambizioni e portato allo scoperto irresponsabilità gravi, pesanti, diffuse: «Il sistema piaceva a tutti — si legge nelle drastiche conclusioni — finché conveniva. Opposizione compresa, almeno nella stragrande maggioranza». La giustizia seguirà le sue procedure, così come le azioni riparatorie volute da enti, istituzioni. Ad un giornalismo onesto e libero non si chiedono ricette per il futuro o azzardate profezie. E dovrà semmai continuare nello scavo, perché quanto è accaduto a Siena non si spiega tutto con gli errori e gli azzardi di un ceto dirigente che ha clamorosamente fallito. Né concentrandosi su due o tre persone — Ceccuzzi, Mussari & c. — o sulla parte di un partito. Il film deve unire parecchi scenari, à la James Bond. La Spagna di Emilio Botín buonanima non è da trascurare. La sorveglianza di Bankitalia perché fu così distratta? Si riuscirà a rinvenire tasselli probanti nei misteriosi recessi dello I.O.R.? Quella di Allegranti è una storia (italiana), non la storia. Che chissà quando e come — e se — sarà scritta. Il periodo da esaminare si distende almeno lungo un ventennio: il post quem è il 1993. Chi ha apprezzato (molto) la fatica giornalistica di un osservatore senza remore o pregiudizi non l’ha fatto certo per usare il libro come una liberatoria pietra tombale. Al contrario: ripercorrere quelle brucianti vicende da un’appassionata ottica esterna aiuta a sfrondarle di fumosi sottintesi e perfide malevolenze. Il sindaco Valentini, a capo d’una maggioranza rissosa e squinternata, indebolito da un avviso di garanzia, non può limitarsi a elencare doverosamente i passetti o gli avanzamenti di una desiderata risalita. Al Comune si domanda di definire, se ci riesce, una prospettiva organica e credibile, con priorità ben individuate e una mobilitazione di risorse materiali e intellettuali non affidata all’improvvisazione o alla buona sorte. A quanti non hanno rinunciato a occuparsi della cosa pubblica, battagliando e polemizzando, si chiede di smetterla una buona volta di incistarsi in eterni rancori retrospettivi resuscitando addirittura i fantasmi di un grottesco campanilismo.