Milano Intesa Sanpaolo chiude i primi tre mesi dell’anno con oltre 1 miliardo di euro di utile netto, pari alla metà dell’intero monte dividendi previsto nel 2015, grazie all’aumento delle commissioni, in particolare nel risparmio gestito, e ai minori accantonamenti dovuti a una migliore qualità del credito, che hanno portato a fine trimestre il risultato operativo netto a superare i 4,7 miliardi, con un incremento del 15,2%. Per il consigliere delegato, Carlo Messina, il primo trimestre «è stato tra i migliori degli ultimi cinque anni». «Stiamo dimostrando che Intesa Sanpaolo — ha commentato — grazie al business model di banca dell’economia reale e grazie alle nostre persone è una macchina da risultati in grado di assicurare una redditività elevata e sostenibile». Messina ha confermato i due miliardi di dividendi per il 2015, «è una mia priorità personale», ma soprattutto il banchiere inizia a vedere segnali di miglioramento dell’economia, che si riflettono direttamente sul bilancio. «Dopo anni di calo del Pil — ha sottolineato il banchiere — abbiamo finalmente di fronte a noi un anno con delle prospettive di crescita». Crescita che si vede sia dal punto di vista del credito, con 8 miliardi di euro erogati da Intesa in tre mesi a famiglie e imprese più 1,5 miliardi al terzo settore, sia dal rallentamento delle sofferenze: a fine marzo le rettifiche sui crediti sono diminuite del 27% scendendo a 755 milioni.
Più in generale, il rendiconto dei primi tre mesi, approvato ieri dal consiglio di sorveglianza presieduto da Giovanni Bazoli, si è chiuso con 4,7 miliardi di proventi operativi netti, di cui 1,97 miliardi di interessi netti, in aumento del 6% rispetto al primo trimestre 2014, e 1,8 miliardi di commissioni nette. Il risultato della gestione operativa è cresciuto del 48,6% a 2,64 miliardi. In calo accantonamenti e rettifiche, pari a 890 milioni, dagli 1,14 miliardi di primi tre mesi dell’anno scorso. Quanto allo stato patrimoniale, nel primo trimestre Intesa ha raccolto dalla clientela 867 miliardi, di cui 323 miliardi relativi al risparmio gestito, 370 miliardi alla raccolta diretta e 126 miliardi alla raccolta diretta assicurativa e alle riserve tecniche. I crediti hanno invece raggiunto i 346 miliardi.
Messina ha confermato la strategia «stand alone» per l’Italia e l’intenzione di crescere, anche per linee esterne, nell’asset management e nel private banking, dove i margini sono più elevati. «Considererei l’acquisizione di una società internazionale che abbia un buon marchio» ha spiegato il consigliere delegato di Intesa, precisando che però «al momento sul tavolo non c’è nulla».
Federico De Rosa