Immagini e parole

Il segreto, ai miei occhi, consiste nel fatto che, in

fondo, Cartier-Bresson è un classico.

 

Jean Daniel

Immagini e Parole è una ricca selezione di opere di Henri Cartier-Bresson impreziosita da interventi di scrittori, intellettuali, amici ed estimatori del grande maestro della fotografia. Nel 1988 Robert Delpire, curatore dei libri di Henri Cartier-Bresson e suo amico, decise di festeggiare gli ottant’anni del grande fotografo chiedendo a intellettuali, scrittori, critici, fotografi o semplicemente grandi amici, di scegliere e commentare una foto del maestro. Da questa idea è nata presto una mostra, inaugurata nello stesso anno al Palais de Tokyo di Parigi, e negli anni questa serie di immagini e parole è andata via via crescendo, con l’aggiunta di nuovi contributi e riflessioni d’autore.
Tra gli autori dei commenti ci sono grandi scrittori e intellettuali come ad esempio Emil Cioran, Milan Kundera e Leonardo Sciascia chiamati a commentare tre foto diverse scattate in Spagna nello stesso anno, il 1933. Volti di gente comune e bambini che giocano tra le macerie in un anno in cui la guerra è ancora lontana ma in qualche modo già presente in queste foto, come un’inevitabile condanna. Una delle caratteristiche principali della fotografia di Henri Cartier-Bresson è la capacità di descrivere una particolare condizione umana senza pietismi né retorica, come fa notare il collega fotografo Ferdinando Scianna commentando una foto scattata in Messico nel 1934. Protagonista dell’inquadratura è una donna che tiene in braccio un bambino che dorme coperto da un velo nero: una madre con un bambino, un’immagine inevitabilmente legata a un «plurisecolare fiume iconografico» ma che, invece, Cartier-Bresson riesce ad allontanare da qualsiasi forma di teatralità e manierismo. Questo volume, frutto di questo formidabile progetto e pubblicato ora in una nuova edizione, è un’occasione unica per vedere, o rivedere, le opere di Cartier-Bresson e approfondire i temi legati alla fotografia: il suo potere comunicativo, le sue peculiarità stilistiche, il suo ruolo.
 
Per essere quel che sono, cioè alcune tra le immagini più note al mondo, più diffuse, più conosciute, le fotografie di Henri Cartier-Bresson non sfuggono a una regola: la tentazione per uno scrittore, ma anche per un pittore, un musicista, un giornalista oppure solo un amico, di dire perché questa stessa immagine possa essere toccante, stimolante per l’animo; in una parola, significativa, non importa quale sia il grado di vicinanza o di conoscenza diretta.
Robert Delpire
Oltre a quelli citati, le pagine di questo libro ospitano altri illustri commentatori: Kobo Abe, Pierre Alechinsky, Manuel Alvarez Bravo, Avigdor Arikha, Eduardo Arroyo, Gae Aulenti, Alessandro Baricco, Jean Baudrillard, François Bon, Yves Bonnefoy, Pierre Boulez, Henri Cartier-Bresson, Jean Clair, Jean Daniel, Bruce Davidson, Régis Debray, Robert Delpire, Michèle Desbordes, Robert Doisneau, Anna Farova, Dominique Fernandez, Pierre Gascar Mario Giacomelli, Ernst Hans Josef Gombrich, Eric Hobsbwam, Jim Jarmusch, Alain Jouffroy, Lincoln Kirstein, Andrei Konchalovsky, Jean Lacouture, Jean Leymarie, Gérard Macé, André Pieyre de Mandiargues, Roberto Matta, Arthur Miller, Jean-Pierre Montier, Beaumont Newhall, Erik Orsenna, Claude Roy, Danièle Sallenave, Saul Steinberg, Sam Szafran, John Szarkowski, Antonio Tabucchi, Agnès Varda, Paul Virilio.
Henri Cartier-Bresson nasce nel 1908 in Francia. Dopo il liceo si avvicina al surrealismo e studia pittura con André Lhote. Parte nel 1930 per la Costa d’Avorio e al ritorno comincia a fotografare. Nel 1934 è in Messico e nel 1935 negli USA, dove si occupa di cinema. Torna in Francia nel 1936-39 come assistente di Jean Renoir. Nel 1940 viene imprigionato dai tedeschi, nel 1943 evade e partecipa alla Resistenza. Nel 1946 è negli USA per la mostra “postuma” che il MoMA gli aveva dedicato credendolo disperso. Nel 1947 fonda la Magnum. Parte per India, Cina e Indonesia. Nel 1954 è il primo fotografo ammesso in URSS. Viaggia in Cina, Cuba, Messico, Canada, Giappone. Dopo il 1974 si dedica al disegno. Nel 2000, con la moglie e la figlia, crea la fondazione Henri Cartier-Bresson. Muore nel 2004.