Non c’è solo l’ipotesi di aggiotaggio: secondo i magistrati milanesi titolari dell’inchiesta su Mps spunta anche un possibile reato di insider trading riferito al periodo del dicembre 2013, quando la Fondazione Mps cercava di cedere -senza riuscirvi, per le difficoltà del mercato azionario del periodo – una quota rilevante della banca. L’ipotesi accusatoria punta anche nei confronti del presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti che secondo le indagini, come riferito nei giorni scorsi dal quotidiano La Stampa, avrebbe riferito ad un giornalista il prezzo, pari a 14 centesimi per azione, al quale la Fondazione Mps intendeva, nel 2013, vendere le sue quote nella banca senese ad una cordata di investitori di cui avrebbero dovuto fare parte – stando alle indiscrezioni dell’epoca – Cariplo, Compagnia Sanpaolo, Algebris di Davide Serra e i due fondi sudamericani (Fintech e Btg Pactual) che successivamente comunque entrarono nel capitale di Mps e che tuttora sono soci della Fondazione Mps nel patto di sindacato che ha appena nominato la lista di maggioranza del Monte.
L’inchiesta della Procura di Siena, che poi ha girato per competenza il fascicolo alla Procura di Milanom, era nata all’epoca da un esposto presentato dall’ex presidente della Fondazione Mps, Antonella Mansi, preoccupata per la ridda di indiscrezioni sui (bassi) prezzi delle offerte che rischiavano di indebolire il potere contrattuale dell’ente senese.
Secca la posizione difensiva di Guzzetti che ieri ,con una nota, ha rigettato ogni accusa di turbativa di mercato ricordando che il tentativo di acquisto della quota fu tentato solo per aiutare la Fondazione Mps (come peraltro auspicato da Fabrizio Saccomanni, all’epoca Ministro dell’Economia cui spetta per legge la vigilanza sulle Fondazioni). In relazione al filone d’indagine, che per il momento Guzzetti conferma di aver appreso solo da notizie di stampa e non dagli inquirenti, «tale ipotesi sarebbe legata ad iniziative concretizzatesi nel dicembre 2013 e mirate ad intervenire in aiuto alla Fondazione Mps che registrava un momento di particolare difficoltà in stretta connessione con le difficoltà della Banca di cui la fondazione era principale azionista».
«Ho già dichiarato e confermo che un intervento di sistema fu fatto nell’esclusivo interesse della Fondazione stessa e non certo per porre in essere operazioni in danno alla medesima», spiga Guzzetti – «sono naturalmente disponibile ad essere sentito dagli organi inquirenti onde acclarare la realtà storica dei fatti riguardo alle illazioni o alle supposizioni che nulla hanno a che fare con la verità».
R.Fi.