Il premier, il Colle e la battuta dello spritz “Mi piace col Campari”

dal nostro inviato Tommaso Ciriaco
PARIGI — L’uomo con l’auricolare indica a Mario Draghi l’auto blindata con la bandierina dell’Italia sul cruscotto. Il premier segue il tappeto rosso e saluta la Maison de la Chimie. La conferenza di Parigi sulla Libia è conclusa. Si torna a Roma. E però succede qualcosa. Per la prima volta da quando è a Palazzo Chigi, il capo del governo risponde a una domanda lontano dalla liturgia di una conferenza stampa. Inedito assoluto, o quasi. «Presidente, sua moglie avrebbe detto al vostro barista che andrete al Colle». «Voglio dire solo – si diverte l’ex banchiere – che non ho mai bevuto spritz all’Aperol, non mi piace proprio. Ho sempre preso quello al Campari..». E adesso che c’entra l’aperitivo con l’ambizione di salire al Quirinale? Urge fare ordine, perché la questione è seria e la sfida tra gradazioni alcoliche c’entra poco, pochissimo, quasi nulla.
La storia nasce così: la signora Maria Serena Cappello – consorte del Presidente del Consiglio avrebbe confidato al barista Proietti Antonio, titolare del “PagaRoma”, che Mario Draghi andrà al Quirinale. Il problema è che il signor Proietti non è riuscito a mantenere il segreto e ha svelato la svolta politica ai giornalisti di un Giorno da Pecora, più o meno in diretta mondiale: «Ogni tanto la signora Serenella viene al nostro bar. L’ultima volta la settimana scorsa». E scusi, lei le ha chiesto se il marito vuole fare il Capo dello Stato? «Sì. E ha detto che sì, sicuramente lo farà. Me lo ha detto un po’ sconsolata, perché saranno molto impegnati. Di solito stavano sempre a città della Pieve, mentre andando al Quirinale sarà molto più complicato». La confidenza del barista è accompagnata da un dettaglio decisivo: «Prima di diventare premier, Draghi veniva per colazione e per l’aperitivo, gli piace lo spritz Aperol». Anzi, gli spritz Aperol: «A volte ne beve anche un paio, insieme ai classici stuzzichini, patatine ed olive». Ed ecco che adesso, nella gelida sera parigina, mentre solca il tappeto rosso, il Presidente del Consiglio deve dire senza dire. Parla del Campari per non esporsi sul Colle. Certo, fa capire divertito che un barista che non ricorda il gusto del cliente, «Campari, l’Aperol proprio no!», non va preso troppo sul serio se rivela strategie e ambizioni per conquistare il Quirinale. Ma continua comunque a non sbilanciarsi, a sfoderare l’ironia per sorvolare sulla sostanza del problema. «Ho sempre preso lo spritz al Campari – prosegue – Per il resto, mi hanno spiegato che si tratta di una montatura del giornalista». Beh, Presidente, se lo era, non era male… «Non era male… tutto qua», e via col sorriso che prova a sedare la curiosità e invece l’alimenta, altroché se l’alimenta.
Nella Capitale atterra a sera. E lì troverà ad accoglierlo la domanda delle domande, ancora e di nuovo, fino a gennaio e soprattutto finché non dira una parola chiara e definitiva sul nodo dei nodi: vuole andare al Colle? Molto prima, forse già questo fine settimana, si ritroverà però faccia a faccia con il barista. Che forse è stupito dal clamore, forse no, ma che di certo al telefono si aggrappa al disincanto, che a volte nella Capitale diventa arte: «Se davvero vuole andare al Colle? Ma no, queste cose si decidono in Parlamento, mica al bar… E comunque prende l’Aperol».
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