Il peso delle parole nella campagna elettorale.

 

La lettera
Caro Direttore, è con dispiacere che leggo su «La Stampa» di ieri il titolo de «Il punto»: «Bonino riabilita l’odiata Fornero», dove l’aggettivo non virgolettato fa pensare non già alla riforma che porta il mio nome, ma a me personalmente. Tutti sanno che una forza politica, la Lega, e il suo segretario in modo particolare, ha da tempo lanciato una campagna d’odio contro di me, anche con iniziative «squadriste» che non posso perdonare. Sempre ieri il titolo di apertura de «La Stampa» era: «Coltelli e agguati spaventano il voto». Certo, «La Stampa» non vuole prestarsi al gioco del «seminare tempesta» ma proprio per questo mi sembra opportuno ricordare che se le parole vanno sempre pesate, oggi devono esserlo ancora di più. Sul piano non delle parole, ma dei contenuti, rilevo inoltre un crescente scollamento tra il tono del dibattito politico, come riflesso nei media, e un’opinione pubblica sempre più conscia che le soluzioni ai loro problemi quotidiani non possono arrivare dalle facili ricette degli imbonitori di questa campagna elettorale, come testimoniano le molte lettere di vicinanza che ricevo e che oggi sono più numerose di quelle di insulti. E non parlo di intellettuali o di persone vicine al potere politico; parlo di cittadini comuni, ogni giorno alle prese con le difficoltà di questi tempi; questi cittadini sanno distinguere tra chi promette sapendo che non potrà mantenere, e chi invece ha il coraggio dell’assunzione di responsabilità, con scelte certo sempre perfettibili ma che talvolta sono necessarie per evitare mali peggiori. E sono consapevoli di quanto sia stata necessaria la riforma pensionistica che porta il mio nome, e della cinica strumentalizzazione che se ne è fatta successivamente. Emma Bonino non gioca sulle parole, non strumentalizza, parla ai cittadini in modo franco e veritiero. Come scrisse Orwell, «in tempi in cui l’inganno è la regola, dire la verità è rivoluzionario».
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