- Dunque è stato presentato un disegno di legge costituzionale per vietare il reincarico del presidente della Repubblica nonostante sia ovvio che che non può entrare in vigore prima del voto sul presidente della Repubblica.
- Ma allora perché non è stato presentato a tempo debito per essere efficace, cioè per essere approvato prima dell’elezione del nuovo capo dello Stato?
- È stato presentato con l’intento in realtà di far fare il secondo mandato a Sergio Mattarella per tenere “caldo” il posto per Mario Draghi o per un altro. Siamo all’uso della norma costituzionale, e cioè della legge delle leggi, per una questione di piccola bottega politica.
Dunque è stato presentato un disegno di legge costituzionale per vietare il reincarico del presidente della Repubblica nonostante sia ovvio che che non può entrare in vigore prima del voto sul presidente della Repubblica. Ma allora perché non è stato presentato a tempo debito per essere efficace, cioè per essere approvato prima dell’elezione del nuovo capo dello Stato? È stato presentato con l’intento in realtà di far fare il secondo mandato a Sergio Mattarella per tenere “caldo” il posto per Mario Draghi o per un altro. Siamo all’uso della norma costituzionale, e cioè della legge delle leggi, per una questione di piccola bottega politica.
E sempre di piccola bottega politica si tratta quando si fa una proposta in cui i cinque, sei sette segretari dei partiti della maggioranza si riuniscano e decidano un nome per il presidente della Repubblica. Ma dove, come, quando? La crisi è nella capacità di direzione da parte dei gruppi dirigenti dei partiti. E nel caso di oggi, si tratta di un giochetto meschino del Pd, che non volendo affrontare il tema del no a Draghi alla presidenza della Repubblica, che è il vero punto, fa tanti giri di campo. E come pensa di costringere Mattarella a restare? Forse con un gioco di intesa con il partito del Quirinale.
Una volta si diceva “palla fai tu”, quando qualcuno tirava in campo tanto per tirare. Oggi in parlamento siamo a “palla fai tu”. E intanto non si affrontano i temi seri.
Si teme che nel prossimo anno l’inflazione cresca, si teme una difficoltà della crescita del sistema e nella utilizzazione del Recovery fund. Ma tutto questo diventa marginale rispetto ai giochetti.
In Germania c’è l’inflazione al sei per cento, e se cresce così in Europa scoppierà la questione salariale. Fra l’altro questa è un’inflazione pericolosa perché nasce dalla crescita del costo della materia prima, e dalla crescita dei costi all’interno delle aziende che hanno rotto le filiere internazionali e quindi si trovano in difficoltà con i prodotti intermedi. Insomma è un’inflazione che va dentro i processi di produzione necessari per la crescita.
E invece di ragionare su questo, la politica italiana fa i giochetti. E la stampa è stanca, rassegnata a stare dietro i giochetti. Non vogliamo strillare alla luna, ma con tristezza notiamo anche che giornalisti intelligenti affrontano con leggerezza questi temi.
Abbiamo un presidente del consiglio che dalla stampa viene considerato un intoccabile. E invece continua a fare annunci e poi va in consiglio dei ministri e rincula. Su tutto. Vedi il casi bolletta dell’energia elettrica. Ci sarà un aumento di dieci miliardi, a malapena ne mettono due. Quando a gennaio arriveranno le bollette con l’aumento, quando a un poveretto che pagava quaranta euro gliene arriva una da novanta, che succede?
L’8 dicembre cambia il governo in Germania; che succede, per l’Italia e per l’Europa? Qualcuno se ne sta occupando a palazzo Chigi?
Ngli anni 60 la rottura di un ciclo fu segnata dall’avvio di un grande ricambio generazionale nella scuola, nell’informazione e nella giustizia. I partiti di centrosinistra utilizzarono queste energie nei governo locali e in quello nazionale. Il Pci, da forza antigovernativa se ne servì per egemonizzare editoria, scuola e magistratura. Il bilanciamento nel sistema era regolato dai grandi partiti di massa. Oggi la fine di un ciclo avviene nel confuso avvicendarsi di nuove spinte generazionali nella magistratura corporativa, nella rassegnazione dell’informazione, nella débacle della scuola, e soprattutto nell’inesistenza dei partiti.
I capi delle forze del parlamento sono tutti generali sconfitti. Il parlamento è ridotto ad una tribù di camminanti senza meta. Tra questi fuggiaschi si muovono le squadrette dei catturandi per il voto alle elezioni del Presidente della Repubblica. C’è chi raccoglie le firme contro Berlusconi al Quirinale. Ma Berlusconi non è adatto a fare il presidente della Repubblica per una ragione, principalmente: perché è sconfitto politicamente, è stato vittorioso solo nell’autotutela del suo patrimonio. Ha portato un partito al trenta per cento al sette. Ma ha aumentato il numero delle sue ville.
E questo presidente del Consiglio che doveva essere una persona al di sopra delle parti, al di sopra dei partiti, uno che metteva i partiti in uno stato di responsabilità o sennò li prendeva a schiaffi e se ne andava, adesso si fa prendere a schiaffi e resta.