flavia amabile
Tra cautela e qualche imbarazzo si consuma la giornata in cui a Joe Biden manca uno Stato per avere la vittoria. Come schierarsi e che cosa dichiarare in una situazione ormai abbastanza chiara ma non ancora ufficiale? Nel dubbio, gran parte dei politici italiani preferiscono aspettare. Nessuna dichiarazione da parte di ministri o altri esponenti del governo, Silenzio dai Cinque Stelle. Prende tempo gran parte del Pd. I pochi che si sbilanciano sottolineano gli effetti che l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca avranno sull’Europa.
Scrive su Twitter Andrea Marcucci, capogruppo dei Dem in Senato: «Archiviamo i quattro anni più terribili di un’amministrazione americana. I democratici hanno sconfitto Trump, ma il populismo resta molto forte. Avere finalmente un presidente normale alla Casa Bianca è una notizia molto bella per l’Europa».
Valeria Fedeli, senatrice del Pd, lo definisce «un segnale di speranza e di un nuovo necessario corso sul fronte dei diritti, del rispetto delle regole e delle pari opportunità», mentre per Pier Ferdinando Casini è «usato sicuro». È Cecilia D’Elia, responsabile delle donne Dem, che si concentra sull’ottimo risultato dal punto di vista femminile e consiglia di cercare una «Kamala Harris italiana». E Enrico Letta vede nel voto americano «una liberazione dal peggiore Presidente americano della storia».
È soprattutto nel centrodestra, e in particolare fra i sovranisti, che la prospettiva di Trump fuori dalla Casa Bianca si fa sentire e provoca reazioni. La Lega, per esempio, si presenta divisa di fronte al nuovo scenario internazionale. Da settimana il suo leader Matteo Salvini, indossa una mascherina pro-Trump e ieri ancora una volta ha sostenuto le tesi dei brogli nei risultati. «C’è qualcosa che non funziona in quei dati: in alcune contee ci sono più voti che votanti, più schede elettorali che cittadini residenti – avverte – Ha ragione Trump a dire controlliamo voto per voto e non escludo nulla, vedrete che potranno esserci sorprese». Conferma la sua «simpatia» per The Donald: «Non ho mai nascosto la mia simpatia per Trump – che non ha fatto guerre, sull’economia ha fatto tanto nonostante il virus, sulle politiche di immigrazione ha le idee molto chiare». Però si rende anche conto di non poter chiudere del tutto con il nuovo corso degli Stati Uniti. «Comunque vada gli Stati Uniti rimangono la più grande democrazia del mondo con cui l’Italia deve dialogare prima che con la Cina», ammette.
È la posizione dell’altra Lega, quella che da mesi, sta lavorando a un riequilibrio dei suoi legami internazionali e che si riconosce nelle parole espresse nei giorni scorsi dal numero due del CarroccioGiancarlo Giorgetti.
Chi invece si schiera in modo netto è Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova. All’Adnkronos afferma: «Tirannia sanitaria contro libertà, globalismo contro nazioni, banda Gates, Soros e Clinton contro i popoli – ha aggiunto – Trump è considerato faro di libertà contro l’oppressione globalista».