La Sitas che voleva costruire un immenso villaggio turistico sulla costa di Teulada è fallita
01 settembre 2018
CAGLIARI. La vittoria di Ovidio Marras, il pastore contadino quasi novantenne che si era opposto al grande potere finanziario per difendere il suo stradello e il suo piccolo podere a due passi dalla spiaggia di Tuerredda, è definitiva: la Sitas, la società di cui ha fatto parte il gruppo Benetton – azionista di Autostrade – la Sansedoni e Montepaschi che voleva realizzare un immenso villaggio turistico sulla costa di Teulada, è stata dichiarata fallita dal tribunale di Cagliari. La sentenza, firmata lo scorso 18 agosto dal giudice Andrea Bernardino, è depositata in cancelleria ed è stato nominato curatore il commercialista Edoardo Sanna. A chiedere il fallimento sono state alcune imprese di Teulada, coinvolte nella costruzione del resort a 312 metri dal bagnasciuga di Malfatano-Tuerredda, destinato alla gestione del gruppo Marcegaglia e abbandonato dopo lo stop ai lavori seguito alle vittorie giudiziarie del vecchio Ovidio e di Italia Nostra.
Sembra incredibile, ma è stato il primo ricorso urgente al tribunale presentato da Marras, dopo che i bulldozer gli avevano deviato la stradina d’accesso al suo furriadroxiu, a scatenare l’azione giudiziaria contro Sitas e a provocare indirettamente, a distanza ormai di otto anni, il fallimento della Sitas. Svaniscono quindi i tentativi di riprendere i lavori sulla base di un nuovo progetto, che i costruttori avevano avviato prima di coinvolgere la Regione in una controversia che andrà avanti a lungo, legata ai presunti danni che la società avrebbe subìto da parte degli uffici regionali, firmatari di autorizzazioni a costruire poi rivelatesi illegittime. Se infatti Ovidio può dire di aver vinto la battaglia personale contro un gruppo di imprenditori d’alto bordo – tra cui i Benetton, successivamente usciti dalla compagine societaria passata sotto il controllo di Toti e Montepaschi – gli enormi interessi che gravitano attorno a quell’area di straordinario valore paesaggistico restano intatti e con quelli l’intreccio di ricorsi, cause e carte bollate che coinvolgono l’anziano agricoltore, la sua famiglia e il piccolo furriadroxiu dove Ovidio vive da sempre, respingendo anno dopo anno qualsiasi proposta d’acquisto dell’antica proprietà di famiglia.
Sono stati il suo coraggio e la sua ostinazione a fermare quasi sul nascere un progetto immobiliare colossale, che prevedeva il resort in parte realizzato e centinaia di ville ad altissimo valore aggiunto, più le strade e i servizi tra Tuerredda e Malfatano. Un piano devastante, che per ragioni rimaste ignote era passato sotto il naso degli uffici regionali, con il pieno ed entusiastico consenso del comune di Teulada. La vicenda è nota e a suo tempo fece il giro del mondo. Progettato un gigantesco resort su un’area pregiatissima e sensibile di Malfatano, Sitas aveva ottenuto tutte le autorizzazioni a costruire. Era stato prima il comune di Teulada e poi l’ufficio Sivea della Regione a stabilire che per realizzare i cinque subcomparti del resort-villaggio non sarebbe stata necessaria la valutazione d’impatto ambientale.
Ma quando, siamo nel 2010, Ovidio fa bloccare il cantiere dal tribunale perché l’impresa gli ha deviato il tracciato del suo stradello, Italia Nostra interviene nella contesa e si rivolge al Tar per chiedere che i nullaosta regionali vengano dichiarati illegittimi a distanza di dieci anni. La ragione? L’esame del progetto era stato compiuto separatamente su ogni subcomparto e non, come prevede la legge, sull’insieme del progetto. Il Tar dà ragione all’associazione, il Consiglio di Stato conferma e la Cassazione mette il sigillo finale.
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