Il Papeete bis di Salvini e lo sconcerto dei colonnelli Giorgetti: mi sono tirato fuori

di Carmelo Lopapa
Dice che telefona a tanti, ma non a chi. Assicura che incontra, ma non dice dove, promette che la partita si sta per chiudere, ma non dice quando. La trottola impazzita Matteo Salvini ruota senza posa come i dervisci, perso in una personalissima estasi dell’ego. È sfuggito a qualsiasi controllo, lascia esausti alleati e avversari, si sottrae a ogni consiglio dei suoi. Governatori e numeri due e tre si sono chiamati fuori dai giochi ben prima della giornata apocalittica del grande sconfitto. Pur conclusa col faccia a faccia col premier Draghi in un palazzo di Via Veneto e poi con il vertice a tre con Enrico Letta e Giuseppe Conte. Ma tutto improvvisato, senza una strategia, una mossa concordata, fosse pure una fuga ma pianificata, raccontano peones e dirigenti in balia del capo. E allora è troppo facile sentirli sbottare col classico “sembra tornato quello del Papeete”. Erano i giorni in cui il Capitano, da vicepremier prestato alla consolle, gettò al vento il governo. Stavolta rischia di giocarsi la leadership.
«Se Matteo mi convoca per una riunione vado, per il resto mi sono già tirato fuori, com’è noto la penso diversamente da lui», racconta in queste ore agli amici il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Lui al Quirinale vedrebbe ancora bene l’amico bocconiano Mario Draghi. Ma il numero uno del partito sembra stia facendo il possibile per mandare a rotoli tutto, governo incluso. In Transatlantico si aggirano irrequieti anche i governatori Luca Zaia e Massimiliano Fedriga. La sortita di due giorni fa, quella visita tenuta nascosta a tutti a casa di Sabino Cassese l’hanno considerata un affronto personale. «Ma come? Cassese? Giusto lui che è stato nemico giurato dell’autonomia?» Tre sere fa Enrico Letta è uscito matto, raccontano, nel tentativo di rintracciarlo. Lui come altri nella Lega hanno cercato di parlargli. Ci ha provato anche Giorgia Meloni. L’ex ministro dell’Interno è sparito per un paio d’ore: irraggiungibile. Telefonino staccato. È ricomparso dopo. Ma dopo cosa. Boh.
Ieri, nella parabola dalla Casellati alla Belloni, il giorno della débacle. E della surreale conferenza stampa di Montecitorio. A mezzogiorno, mentre a pochi metri la presidente del Senato viene accompagnata metaforicamente a “schiantarsi” nell’urna, il segretario tiene una lunare conferenza stampa sui diritti dei portatori di handicap. L’ex ministra Erika Stefani alla sua destra, la neo leghista Laura Ravetto alla sinistra. Matteo ha le occhiaie, è nervoso, parla a scatti, viso un po’ gonfio, bianco. «Non dormo se non pochissimo», si giustifica lui. Ieri mattina alle 9 era di nuovo in conclave col resto del centrodestra. Inutilmente. Come vane sono state le quattro riunioni convocate con i grandi elettori della Lega. Al Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, poi al Senato, alla Camera e nell’Aula dei gruppi. Deputati e senatori puntualmente si attendono il responso della Sfinge. Finisce sempre con un «coraggio, la spunteremo».
La narrazione del Salvini di questi giorni è quella di una grande solitudine. Due mattine fa teneva a cinque metri di distanza la scorta mentre parlava agitando freneticamente le mani e le braccia a colloquio con uno sconosciuto e discendeva da Piazza Barberini lungo via del Tritone in direzione Montecitorio. Il pranzo lo consuma da solo con un panino e una birra nello studio al secondo piano del Palazzo dei gruppi al Senato, Piazza San Luigi de’ Francesi. L’unica depositaria dei pensieri e dei progetti del capo è la compagna Francesca Verdini. Con lei da due anni condivide l’appartamento nella residenziale Roma Nord.
Lunghe passeggiate, quelle sì, unica valvola di sfogo. Lo si vede in centro, a piedi, sempre al telefono. «Non con noi però», dice sorridendo il senatore amico. Forse con l’altro Matteo. Ma perfino il non ostile Renzi di questi tempi giura di non capire più l’omonimo.
Nel partito c’è chi dice che sia tornato all’ombra del capo Luca Morisi. Lo stratega dei social, il guru della Bestia travolto dallo scandalo agostano a base di cocaina e pruderie, prosciolto da qualsiasi coinvolgimento giudiziario, è rimasto uno dei due amministratori della chat con cui il partito comunica coi giornalisti: Info-Lega. Un messaggio dell’ex responsabile della comunicazione qualche giorno fa durante gli scrutini è comparso in chat ed è stato subito cancellato. Ora Morisi fa la spola tra la sua Mantova e Roma. «Ma se ci fosse almeno Luca al suo fianco non sbanderebbe come invece sta facendo», dice chi conosce bene uomini e Lega. Agli ultrà cattolici della cerchia ristretta torna in mente in queste ore l’implacabile frase di Madre Teresa: “La povertà più terribile è la solitudine e la sensazione di non essere amati”.
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