All’Università per Stranieri di Siena
Aldo Tani
siena Il blu della sedia vuota a fare da contraltare al bianconero del gonfalone. Una presenza a metà perché il Comune, nel giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università per Stranieri di Siena, ha deciso di non ritornare sui propri passi, disertando la cerimonia. Giusto il vessillo della Balzana, tentativo velleitario di riconciliazione. Non tanto con l’ateneo, quanto con chi lo rappresenterà fino al 2027: Tomaso Montanari, da ieri rettore. Il docente, alla vigilia, si era detto fiducioso che l’interesse istituzionale avrebbe prevalso, ma quel posto libero in prima fila lo ha riportato alla realtà. Un contesto dove il sindaco Luigi De Mossi non si è reso disponibile a fare uno scatto in avanti, chiudendo definitivamente il caso «foibe».
Tirate in ballo dallo stesso Montanari in un articolo di qualche settimana fa comparso su Il Fatto Quotidiano , prima di essere tacciato di negazionismo e invitato, più o benevolmente, alla dimissioni. Vicenda che si è subito intrisa di politica, al punto da indurre il primo cittadino a scusarsi con la comunità istriana e dalmata a nome della città di Siena. Con queste premesse, anche le «pressioni» a cedere e a partecipare alla cerimonia di ieri, arrivate su Palazzo Pubblico, sono risultate inutili.
Una mano tesa al primo cittadino è comunque arrivata dal neorettore Montanari: «Desidero inviare il saluto più rispettoso e amichevole al sindaco di Siena Luigi De Mossi che ha scelto di non essere presente tra noi. Ogni istituzione è responsabile delle sue scelte: la nostra è quella di essere aperti, accoglienti, rispettosi e di non entrare in nessuna polemica di parte, perché l’unica cosa che conta è l’unità della città. Sono convinto che troveremo sinergia».
Montanari, messa per quanto lo riguarda la parola fine sulla vicenda, è voluto poi tornare sulle parole che hanno scatenato il tutto. «Era un discorso per le vittime delle foibe e contro l’uso politico di chi le celebra a braccio teso e con la svastica sul braccio — ha affermato il docente —. Quando a usare la storia è la politica si apre un problema e credo che sia giusto un dibattito». Un preambolo prima di andare al nocciolo della questione: «Nessuno ha mai negato le foibe e ci mancherebbe, sarebbe come negare che siamo a Siena. Credo che il modo con cui sono state usate dalla politica sia un modo sbagliato e irrispettoso verso le vittime delle foibe», ha concluso infine il neo rettore.
La giornata, che ha visto anche la lezione in video di Cecilia Strada, ha segnato il passaggio di consegne con Pietro Cataldi, il primo a difendere Montanari nelle settimane passate, e uno degli artefici della crescita dell’ateneo negli ultimi anni: «L’università è sana e riesce ancora ad essere, nonostante le apparenze, profondamente radicata in questo territorio. Mille incontri, scambi, accordi con le istituzioni e contemporaneamente aperta al mondo. Sono felice che Tomaso Montanari diventi nuovo Rettore, una figura di prestigio culturale internazionale che sarà per Siena una enorme risorsa».
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