di Pierluigi Piccini
Francamente, avrei voluto aspettare a scrivere delle campagne elettorali per il Rettore e per la scadenza amministrativa del 2023. Come sempre, in questi momenti mi invade una pigrizia che non vuole prendere atto che i tempi sono cambiati. Invece bisogna comprendere le trasformazioni avvenute o in corso. Sicuramente le suppletive hanno segnato uno spartiacque fra il prima e il dopo, ma l’elezione a maggio-giugno del Rettore dell’Università costituisce un acceleratore politico, così come i congressi del Pd che si stanno per aprire. Di fronte a tutto ciò non si può rimanere silenziosi, e forse è utile provare a mettere una serie di fatti in fila senza pretendere di avere la verità in tasca, ma almeno per iniziare a parlarne.
I congressi del Pd: sarebbe interessante vedere una discontinuità, ma se tanto ci dà tanto non vedremo nulla di tutto ciò. Il risultato di Letta fa fare strani calcoli ai dirigenti cittadini del Pd, invogliandoli ad una “nuova” forma di autoreferenzialità. Meglio, quindi una finta apertura alla società e alle liste civiche che con un po’ di maquillage lasci tutto come sempre con gli stessi registi? Tutto questo in funzione del ‘23, magari con un candidato a sindaco dopo aver portato a casa anche il nuovo Rettore dell’Università di Siena. Staremo a vedere ciò che accadrà.
Il Rettore: il nome che gira con maggiore insistenza è quello di Dotta di medicina che non raccoglie, però, i consensi generalizzati neppure del dipartimento a cui appartiene, anche perché il suo sponsor fa parte di una stagione dell’Ateneo che la stragrande maggioranza degli addetti non vuole che si ripeta. Una stagione marcata da un eccesso di personalismo.
Cambiamo fronte, per il sindaco il centrodestra ha il suo candidato naturale, almeno ad oggi: Luigi De Mossi che ha fatto capire la volontà di ricandidarsi. La Lega, dato non pervenuto, Fratelli d’Italia galleggia vivacchiando, mentre le vecchie liste civiche che hanno fatto vincere l’avvocato, oggi, non esistono più. Qualcuno dei collaboratori del De Mossi, come Paglialunga, Chiti, Tacconi e Massimo Bianchi stanno cercando di mettere in essere una delle cosiddette liste civetta, che durano lo spazio di una campagna elettorale, ma con quali risultati è difficile sapere.
Le liste civiche stanno facendo prova di federazione. Operazione difficile ma non impossibile, ed è chiaro che sia il centrosinistra che il centrodestra lavorano e stiano lavorando perché ciò non avvenga. Molto dipenderà dalla volontà dei potenziali soggetti da federare di non cedere ai vari richiami, e quanto sapranno superare le singole richieste per una visione d’insieme, svecchiandosi. La situazione richiede una analisi corretta della realtà senese, la rottura dei trasversalismi che hanno e che continuano a penalizzare Siena. Non bisogna confondersi con nomi mediatici che possono andare bene sia alla sinistra, che alla destra, come ai civici. Anzi, occorre guardare a questi nomi con gli occhi della prudenza dei contadini toscani, che non si lasciano ingannare. Serve una discontinuità vera un progetto per il futuro, fatto e gestito da persone competenti e determinate, considerando che i margini per la ripresa della città sono sempre più ristretti. Insomma, un terzo polo che dia una prospettiva alla società senese è utile, e le forze ci potrebbero essere, ma bisogna dargli un luogo dove confrontarsi e una prospettiva. Anche su questo vedremo come si evolverà la situazione.
Da ultimo, ma non ultima come questione: i nomi che girano per le varie responsabilità sopra ricordate giocano tutti per la stessa squadra.
( 1 – continua)