Articolo tratto da Il Messaggero uscito in edicola Martedì 4 Luglio a firma Stefania Piras
L’intervista Jochen Andritzky
ROMA «Io vorrei parlare della credibilità della politica, gli investitori internazionali prendono decisioni
su questa variabile». Jochen Andritzky è un economista di mercato ed è il segretario generale del Consiglio di esperti
economici del governoMerkel. È l’immagine dell’Europa a trazione tedesca invitata in un convegno del M5S dove vengono esplorati tutti gli scenari possibili per spezzare le catene dell’austerità.
«Finora si è parlato molto di sovranità monetaria – ha detto nel suo intervento finale ieri a Montecitorio – dico state attenti e non prendete questa ipotesi alla leggera, ci sarebbero enormi problemi legali ad abbandonare l’euro e sarebbe molto difficile riacquistare una credibilità con una valuta nuova e indipendente».
Segretario Andritzky, perché ha accettato di essere qui? «Sono stato invitato per presentare ai parlamentari e al pubblico il nostro programma Maastricht 2.0, il council tedesco degli esperti economici fa proposte per la stabilità dell’unione monetaria. L’ho presentato anche alla Banca d’Italia anche l’anno scorso».
Quali sono le sue impressioni?
«Sono stati presentati molti punti di vista divergenti oggi. È stata una discussione utile e salutare. Il debito italiano è cresciuto con la crisi, ed è il secondo debito più alto in rapporto al Pil secondo l’OCSE. La strategia di aggressione del debito pubblico italiano è un tema chiave per agganciare la crescita economica e ridurre il debito stesso. Emi pare che ci sia un grande consenso attorno a questo tema».
E come si aggredisce il debito?
«Ci sono tre modi: deficit, tassi di interesse e poi innescare la crescita. E credo che questa ultima soluzione sia la strada giusta perché mette in moto gettito fiscale».
Oggi si è parlato di azzerare lo spread per normalizzare la situazione. Si può fare?
«Mi sembra irrealistico. È come dire che non esiste il mercato, sarebbe una distorsione. Lo spread non può rappresentare un problema: riflette semplicemente l’equilibrio dei mercati e serve da segnale per misurare la fiducia
e la risposta dei mercati alle politiche economiche proposte per la crescita».
E con il fiscal compact invece come lamette? Non intralcia la predisposizione di misure per la crescita?
«Le regole possono solo rinforzare la credibilità della finanza pubblica italiana e la fiducia degli investitori. Dove tracciate la linea di demarcazione sugli investimenti da escludere dal fiscal compact? È molto difficile discriminare
cosa è investimento da cosa non lo è».
Può spiegaremeglio?
«Il salario di un insegnante è un investimento in capitale umano. Una piscina pubblica difficilmente si può considerare un investimento per la crescita».
Oggi da questo convegno esce una forte volontà di mettere in discussione i parametri del fiscal compact
«Non commento scenari politici».
Oggi sono usciti fuori anche toni e punti di vista molto anti tedeschi supportati dalle teorie sul surplus commerciale della Germania
«Questa discussione non può mettere le nazioni le une contro le altre, non è la soluzione. L’economia non è un gioco a somma zero. Il nazionalismo economico e il protezionismo ci faranno perdere tutti».
Si è parlato anche di moneta fiscale, è uno strumento che può rivelarsi utile?
«È un’idea di ingegneria economica, ma è difficile che funzioni. Purtroppo non esistono soluzioni semplicistiche».
Lei nel suo intervento ha parlato di integrazione finanziaria, a cosa e a chi serve?
«Fa incontrare investimenti e paesi e aiuta ad assorbire choc economici. È un meccanismo efficace ma richiede credibilità e lungimiranza politica».
La ricetta economica e politica per abbattere il debito allora qual è?
«Le riforme che potenziano la produttività e la crescita sostenibile sono lemisure più idonee».
Il fiscal compact è irreversibile?
«Non rispondo».