La preoccupazione del movimento Per Siena su un conflitto istituzionale privo di un senso logico
Rinunciare alla statizzazione, per l’Istituto superiore di studi musicali Franci significherebbe perdere quasi 2 milioni e mezzo all’anno di fondi statali, che già entrano in bilancio, in attesa della formalizzazione del passaggio allo Stato. Il movimento Per Siena guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo, dopo che Paolo Benini ha comunicato quanto segue: “La disponibilità di ogni genere del Comune è finita. Non daremo nessuna delle garanzie necessarie per il processo di statizzazione”. L’affermazione, è di per sé incredibile: un ente pubblico che vuole penalizzare, rischiando di far chiudere, una prestigiosa istituzione culturale che sostiene direttamente, non si è mai visto. Ma la cosa ancora più grave è che l’amministrazione De Mossi smentisce se stessa: nel suo programma elettorale, l’attuale sindaco prometteva di “valorizzare e statizzare il Franci”. Gli elettori, che hanno votato per far crescere la scuola di musica finora sono stati presi in giro. Davvero, non ci sono parole per raccontare una vicenda che è partita la decisione del Comune di togliere locali all’Istituto musicale, poi revocata dal Tar della Toscana. C’è una volontà a distruggere che non ha giustificazioni: non sono accettabili ritorsioni che antepongono esigenze politiche al rischio di danneggiare la cultura e l’economia cittadina, di tagliare posti di lavoro. Eppure, il Franci ha sempre evitato contrapposizioni. A riprova, l’annuncio sulla stampa che “il dialogo tra l’istituto e il Comune di Siena prosegue. Il pronunciamento del Tar non rappresenta una chiusura da parte dell’Istituto nei confronti del Comune, ma l’esito di un atto di tutela dovuto dei diritti e degli interessi del Conservatorio”.