Il canto dell’anima

Luigi Di Maio ha avuto un’ulteriore epifania. Per le elezioni in Umbria ha suggerito un «passo indietro» ai nuovi compagni di governo – Partito democratico e Liberi e uguali – e di lasciare la guida della regione a una «giunta civica», alla quale le forze politiche si limiteranno a dare un sostegno in campagna elettorale coi loro simboli, e coi loro uomini in consiglio comunale. Ma niente presidente e niente assessori. E’ una proposta che nei decenni è stata avanzata qualche migliaio di volte, e dunque come al solito Di Maio pensa di arrivare primo e al contrario arriva tragicamente ultimo.

La «giunta civica» sarebbe un areopago selezionato nella mitica società civile, di per sé competente, onesta e disinteressata, qualità che i partiti, nella loro catastrofe, non si sentono di garantire. Ma se i partiti si ritengono e si dichiarano inadatti al ruolo, l’unico cui dovrebbero ambire, non si capisce che stiano lì a fare: meglio chiudere bottega. Invece ogni tre per due ritirano fuori la soluzione, come folgorante colpo di genio che Benedetto Croce udiva «cantare nell’anima di tutti gl’imbecilli».

Il caso in questione però assume dimensioni inadeguate persino allo spietato giudizio del filosofo, poiché i Cinque stelle sono già un movimento di società civile, nato proprio per fare un passo avanti laddove i partiti ne hanno progettato uno indietro, e per portare finalmente in politica competenza, onestà e disinteresse. Ora siamo al movimento della società civile che fa un passo indietro a beneficio di un’altra società civile: degli imbecilli al quadrato, crocianamente parlando. 

https://www.lastampa.it