I vini del Chianti Classico “gioielli” in garanzia così Mps riscopre le origini di monte dei pegni

di Maurizio Bologni
È come se Banca Mps tornasse alle origini di 500 anni fa, quando era monte dei pegni e prestava denaro agli imprenditori in cambio di gioielli personali dati a garanzia fino ad estinzione del debito. Ritorno al passato ma anche innovazione. Perché ora il gioiello dato in pegno è il vino di alta qualità ed elevato valore economico dei produttori del Chianti Classico. Dopo la vinificazione delle uve, il “ gioiello rosso” viene depositato in cantina ma su di esso la Banca accende un’ipoteca per garantire la liquidità prestata all’azienda fino alla vendita del prodotto, che può avvenire dopo pochi mesi o in qualche anno, a seconda del maggiore o minore pregio del vino sfuso o addirittura delle bottiglie che raggiungono il top della Riserva e la Gran Selezione. A quel punto, venduto il vino e restituito il prestito, il pegno viene sciolto. Ma il meccanismo garantisce flessibilità. « Il produttore ha infatti un’altra possibilità — spiega Carlotta Gori, direttrice del Consorzio Chianti Classico — ed è quella di trasferire il pegno su un nuova partita di vino».
L’accordo con Mps è fatto. Ma per vararlo ufficialmente il Consorzio Vino Chianti Classico, che vuole fronteggiare la crisi di liquidità del comparto vitivinicolo con un piano di sostegno ai soci e misure di carattere straordinario, attende il decreto attuativo del Mipaaf ( Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) che apre al vino questa possibilità. Poi sarà sottoscritta la convenzione con Mps incentrata su quello che è uno strumento finanziario inedito nel comparto del vino: il pegno rotativo per i prodotti agricoli e alimentari a denominazione d’origine protetta o Indicazione geografica protetta.
Il Decreto Cura Italia ha posto le condizioni per applicare questo modello di garanzia creditizia ai prodotti a denominazione di origine, tra cui il vino, in una logica di discontinuità rispetto a precedenti discipline d’emergenza che erano invece focalizzate su comparti specifici quali per esempio il settore dei prosciutti e quello lattiero- caseario. Nel caso del Chianti Classico, dunque, il Consorzio e l’istituto di credito, attraverso la convenzione puntano a sostenere i viticoltori primari, concedendo loro un prestito garantito dal vino prodotto esclusivamente da uve di proprietà e preferibilmente dell’ultima annata, per un importo pari all’ 80% del prezzo medio delle mercuriali, pubblicate dalle Camere di Commercio. «A tutela del creditore — spiega il Consorzio — concorrono positivamente la sostanziale stabilità di valore del vino Gallo Nero, forte di una domanda non fluttuante e non speculativa, e la qualità associata a un marchio noto e apprezzato in tutto il mondo».
« Questo strumento — commenta Giovanni Manetti, presidente del Consorzio Vino Chianti Classico — potrebbe rivelarsi essenziale per superare un periodo di difficoltà e poter serenamente tornare sui mercati di tutto il mondo. Ci poniamo l’obiettivo di produrre il miglior vino della nostra carriera di viticoltori: che sia questo il ricordo che ci porteremo appresso tra qualche anno, quando apriremo delle eccezionali bottiglie della vendemmia 2020 » . Aggiunge Gori: « Noi siamo pronti, non c’è bisogno di aspettare la prossima vendemmia, il pegno rotativo può essere applicato anche a partite di vino già in cantina delle annate passate. Questa è un’ottima iniziativa. Ma siamo pronti a mettere in campo altre azioni per salvaguardare in questa fase difficile il valore del Chianti Classico, che è un comparto strutturalmente sano, deve solo difendersi dalla congiuntura post Covi, ma è pronto per sterzare il 2020 verso prospettive interessanti».
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