Ha vinto la sua battaglia contro la gravità. L’aveva studiata tutta la vita, la forza di gravità, quella intuita da Isaac Newton, il maestro da cui a distanza di secoli aveva ereditato la cattedra di matematica all’Università di Cambridge. Ma dal punto di vista scientifico, Stephen Hawking, morto oggi all’età di 76 anni, non ne era venuto a capo definitivamente. Pur avendo svelato molti dei misteri dei buchi neri, non era riuscito nell’impresa più ambita dai fisici contemporanei: coniugare la Relatività generale (la gravità, appunto) con la meccanica quantistica. Ma sul fronte della vita, sia privata che pubblica, Hawking ha fatto trionfare la leggerezza. Ha battuto il peso della malattia e di un corpo immobile sulla sedia a rotelle. Ha volato con la sua mente straordinaria su mondi lontani. E ha sperato fino all’ultimo di librarsi nello spazio anche fisicamente su una navicella. La sua avventura umana è straordinaria e vale forse quanto quella scientifica. (Luca Fraioli)
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