L’appello Gli assessori di dodici grandi centri chiedono sostegno concreto e misure nell’emergenza virus
La cultura vive nelle città Ora aiutiamole a ripartire
Pubblichiamo qui l’appello firmato da 12 assessori alla Cultura di altrettante città, che chiedono misure di sostegno al settore culturale provato dall’emergenza virus. Nel box in basso l’elenco dei firmatari.
L’Italia nel mondo è sinonimo di cultura, e il suo nome è indissolubilmente intrecciato a pensiero creativo e a patrimonio artistico. Non esiste ambito della produzione industriale italiana di punta che non sia influenzato dalla storia culturale del Paese, come si vede nello stile e nella qualità dei suoi prodotti, dal vestire al cibo, e nel connubio tra innovazione tecnologica e creatività applicata, dall’automobile all’aerospaziale.
Il futuro dell’Italia, del suo ruolo nel mondo, del suo sistema produttivo, della sua trama sociale, è determinato dallo stato di salute della cultura, e dopo il Covid-19 non può esserci ripresa dell’Italia senza rilancio del suo settore culturale e creativo: un settore che produce direttamente quasi 96 miliardi di euro e ne genera altri 170, contribuendo alla ricchezza nazionale con 265 miliardi in totale, e che per ogni euro investito ne attiva 1,8 in altri settori, a partire ovviamente dal turismo.
È un settore che abbraccia molti ambiti, dal cinema allo spettacolo dal vivo, dall’editoria alle attività espositive e museali, animato da imprese e organizzazioni non profit (fondazioni, associazioni, cooperative), che vivono in media di un’economia con margini ridotti e rischio costante.
Ad alimentare l’offerta culturale nel nostro Paese sono 1,55 milioni di donne e uomini, che rappresentano oltre il 6 per cento del totale occupati: molti sono lavoratori con contratti atipici, partite Iva, freelance, prestatori d’opera occasionale e a giornata. Fare cultura non è un passatempo, è lavoro, che richiede competenze specifiche ad ogni livello, dalla creazione alla realizzazione. La sospensione totale delle attività culturali è stata la prima delle misure di riduzione della socialità e questo ha comportato anche azzeramento del reddito per centinaia di migliaia di persone.
Infine, tutto questo mondo si concentra prevalentemente nella città. La produzione culturale è largamente urbana, ne segna l’economia, ne alimenta la vita e le relazioni sociali, e naturalmente ne influenza la qualità della vita, l’attrattività per turisti, capitali e imprese.
Serve riflettere bene sul significato di questi dati di fatto; serve un piano strategico nazionale di rilancio.
Le priorità? Lavoro e città.
Ripartire dal lavoro significa nuovi strumenti di tutela per garantire stabilità a persone che lavorano in un settore caratterizzato da precarietà e intermittenza. Questa è l’ora di incidere finalmente sulla qualità del lavoro nella cultura, per far emergere donne e uomini di straordinaria importanza per il Paese da una attuale condizione di invisibilità. Questo è il momento di considerare la cultura come un settore produttivo integrato e coeso, un mosaico di tasselli profondamente connessi e interdipendenti.
Ripartire dalle città significa permettere alle amministrazioni locali di poter sostenere davvero la cultura, superando la dimensione della contribuzione a singoli progetti per arrivare a un autentico conferimento di risorse ai soggetti attivi nella produzione e offerta culturale. Per salvaguardare il ruolo economico e sociale che la cultura svolge nelle città, soprattutto nei suoi territori più disagiati, occorre un forte intervento dello Stato, sia economico, sia normativo, a favore degli Enti locali, con il reintegro per un triennio della imposta di soggiorno, il cui utilizzo può essere destinato anche alle politiche culturali; con l’erogazione di un Fondo speciale da destinare ai Comuni su base triennale per la rinascita culturale; con l’ampliamento dell’utilizzo di ArtBonus per sostenere anche le attività di produzione e diffusione culturale.
Il nostro Paese è sempre stato un reticolo di centri culturali e creativi, connessi alle storie e alle identità delle sue tante città: se si sapranno riaccendere tutti i punti diffusi nel territorio, l’immagine dell’Italia tornerà a brillare, insieme alle sue economie, ai suoi saperi, ai suoi prodotti, alle sue opere.
I firmatari del manifesto per gli Enti locali
Qui di seguito l’elenco dei firmatari dell’appello che pubblichiamo in questa pagina. Gli autori chiedono un intervento a favore degli Enti locali per il rilancio delle attività legate alla cultura e in concreto il reintegro per un triennio dell’imposta di soggiorno, un Fondo per i Comuni; l’ampliamento dell’utilizzo di ArtBonus.
Luca Bergamo, vicesindaco con delega alla Crescita culturale, Roma
Adham Darawsha, assessore alle Culture e alla partecipazione democratica, Palermo
Filippo Del Corno, assessore alla Cultura, Milano
Eleonora De Majo, assessora alla Cultura e al turismo, Napoli
Barbara Grosso, assessora alle Politiche culturali, dell’istruzione, per i giovani, Genova
Francesca Leon, assessora alla Cultura, Torino
Matteo Lepore, assessore alla Cultura e al turismo, Bologna
Paola Mar, assessora al Turismo, toponomastica, decentramento e municipalità, Venezia
Paolo Marasca, assessore alla Cultura, politiche giovanili, turismo, Ancona
Ines Pierucci, assessora alle Politiche culturali e turistiche, Bari
Paola Piroddi, assessora alla Cultura, spettacolo e verde pubblico, Cagliari
Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura, Firenze.