Il governatore: il nuovo emendamento idea mia. La replica: forse non sa leggere. Oggi il voto in Consiglio
Giorgio Bernardini
Attacca il governatore in carica: «La giunta Rossi aveva difeso quella norma». Contrattacca l’ex governatore: «La colpa è del Consiglio regionale, che fece una porcheria». Giani contro Rossi, Rossi contro Giani. Lo scontro politico sulle responsabilità per l’emendamento finito al centro dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, che indaga sulle infiltrazioni della ’ndrangheta in Toscana e gli scarichi industriali delle concerie, è arrivato al massimo livello. Proprio nel giorno in cui la norma viene definitivamente cancellata dall’assemblea, va in scena un durissimo scambio di accuse fra il presidente della Regione e il suo predecessore. Enrico Rossi aveva già rigettato la palla avvelenata della paternità dell’atto nel campo del Consiglio, all’epoca presieduto proprio da Giani.
E forse è per questo che ieri Giani è andato all’affondo: «A Rossi rispondo solo che per me parlano i fatti. La giunta Rossi, quando il governo ha impugnato la norma davanti alla Corte Costituzionale, ha fatto le proprie controdeduzioni: l’ha quindi difesa invece di decidere per esempio di modificarla o ritirarla. Io — continua il governatore in carica — ho detto che l’emendamento, che ricordo non ha avuto nessun effetto pratico e non c’entra nulla con il problema del Keu, andava tolto per chiarezza e l’ho fatto, cosa che nessun gruppo politico ha proposto e fatto dopo la seduta del Consiglio regionale dedicata al tema. I fatti sono che io ho tolto quell’emendamento. E questo è quello che dirò anche in aula». Ma Rossi non ci sta e rilancia: «Forse Giani non sa leggere. Se sarà necessario gli invierò i documenti dell’avvocatura. Le nostre controdeduzioni, al tempo, difendevano la natura mista degli impianti di depurazione, reflui industriali e civili. Si tratta — dice l’ex presidente della Toscana — della parte della norma che tiene su tutti gli accordi di programma. Vale per quattro distretti industriali in questa regione. Si tratta della parte che loro — conclude Rossi riferendosi a chi presentato l’emendamento — hanno messo in testa alla norma appena cancellata, non si capisce neanche bene perché». Poi la coda velenosa per il suo successore, lo stesso a cui sedeva al fianco nei giorni conclusivi della campagna elettorale della scorsa estate: «Il compagno Giani dovrebbe saperlo. Quella porcheria fatta dal Consiglio con l’emendamento è senza giustificazioni. Bisognerebbe difendere le cose fatte bene e prendere atto delle cazzate fatte. Io non ce l’ho con lui, ma mi aspetterei che ci fosse almeno un po’ di gratitudine per il lavoro fatto dalla giunta che ha contribuito decisivamente alla sua elezione. Lui dovrebbe difendere quel lavoro».
Intanto dopo la lunga discussione in aula di ieri è slittata a oggi la votazione del Consiglio regionale sulla proposta di legge che cancella l’emendamento incriminato, quello in materia di scarichi industriali delle concerie. Presentando l’atto, la presidente della commissione Ambiente Lucia De Robertis (Pd) ha detto che «le due sedute dedicate all’esame del provvedimento hanno offerto tutto lo spazio agli approfondimenti richiesti. Ne è scaturito un confronto che ha fatto emergere la linearità della scelta condivisa fra giunta regionale e Consiglio di superare l’articolo 12 della legge approvata nel maggio scorso». Una «linearità» che invece non c’è stata, a giudicare dallo scontro emerso tra Giani e Rossi, nel precedente mandato consigliare. Argomento che ieri ha agitato anche i membri del Consiglio: tutti gli interventi delle opposizioni si sono concentrati sulle contraddizioni politiche della maggioranza e non hanno mancato di citare le parole pronunciate da Enrico Rossi nei giorni scorsi, oltre alle difficoltà nel gestire il dibattito all’interno del partito di governo, il Pd. Che proprio ieri, nella riunione di gruppo che ha preceduto la seduta del Consiglio, ha visto andare in scena un ulteriore duro scontro sul tema. Certamente l’ultimo in ordine di tempo, ma altrettanto indubbiamente non quello definitivo.
Un altro round significativo sarà quello della direzione del partito, convocato da Simona Bonafè per la prossima settimana. La riunione si concentrerà proprio sul tentativo di mettere ordine nello scontro che ha posto gli uni contro gli altri i membri del partito, indebolendo inevitabilmente l’azione di governo.
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