Marzio Fatucchi
In Ferrovie finisce l’era di Renato Mazzoncini. E Firenze, e la Toscana, si domandano che fine faranno tutti i progetti e programmi di sviluppo, a partire dal Nodo Tav di Firenze. Mazzoncini è stato «dimissionato» dal governo M5S-Lega, con lui finisce anche l’era «renziana» della spa pubblica. Perché Mazzoncini, prima di diventare Ad di Fs, è stato presidente e Ad di Ataf, dopo aver vinto, con BusItalia (società di Ferrovie) la gara per la privatizzazione — voluta dall’allora sindaco Matteo Renzi — della società fiorentina dei bus. Così quando Mazzoncini è arrivato ai vertici di Ferrovie, la sua nomina (come l’arrivo nel Cda di Federico Lovadina, avvocato fiorentino, renziano, amicissimo e collega del deputato Francesco Bonifazi e dell’assessore Federico Gianassi) è stata vista come emanazione diretta dell’ex premier fiorentino.
La scelta di azzerare i vertici di Ferrovie è arrivata ieri intorno alle 14 dallo stesso ministro. «Ho appena firmato la decadenza dell’intero Cda di Fs per chiudere con il passato. Siamo il governo del cambiamento e pensiamo che non esista attività industriale, soprattutto se prodotta al servizio dei cittadini, che non abbia un risvolto etico. Ora la barra si sposta sui treni regionali e sui pendolari in termini di sicurezza e di qualità dei loro spostamenti. E in tutto questo la “cura del ferro” ha un ruolo fondamentale». «Un bel rinnovamento», aveva già fatto capire poche ore prima.
Per far cadere il Cda, Toninelli ha utilizzato una norma della legge Frattini che consente di cancellare anche i board, oltre che i dirigenti, nominati nell’ultimo semestre dei governi (il «semestre bianco»): il Cda attuale era infatti stato rinnovato da parte del governo Gentiloni proprio in chiusura di mandato. Ma è la prima volta che viene usata per i Cda: probabilmente, buona parte dei membri farà ricorso, contestando la scelta, non motivata se non per un principio di «spoils system», di azzeramento del passato. Mazzoncini ha inviato un messaggio a diversi amici, nel quale ha rivendicato il lavoro svolto e salutato: «Ora mi riposo, buone vacanze».
Tra i progetti in corso ce ne sono molti che riguardano la Toscana: il nodo fiorentino dell’Alta velocità, il raddoppio dei binari verso Lucca, i nuovi percorsi (con il bypass a Pisa) delle ferrovie per il trasporto merci. E, con la fusione con Anas, altra scelta messa in discussione da Toninelli, anche la Tirrenica.
«Il ministro vuole investire per i pendolari? Siamo felici. Ma questi anni sono già andati in questa direzione. Stavamo per firmare con Ferrovie un accordo per il rinnovo totale della flotta. Questi sono delle “ruspe”: vediamo cosa tirano fuori, oggettivamente non mi sono parsi anni negativi per Ferrovie» commenta l’assessore regionali ai trasporti Vincenzo Ceccarelli. Preoccupato per l’Alta velocità? «La project review sul progetto — risponde Ceccarelli — è stata fatta. Sappiamo che Rfi stava lavorando per far ripartire i lavori i lavori prima possibile. Questo ci aspettiamo. Abbiamo chiesto un incontro con Toninelli: se trovasse, tra una dichiarazione e l’altra, il tempo di ascoltare i legittimi rappresentati della comunità toscana, ne saremmo grati. E siamo convinti di avere argomenti per collaborare ed accelerare i tempi di realizzazione di alcune opere». In Senato, il renzianissimo Andrea Marcucci attacca Toninelli: «È una spartizione selvaggia, che fa impallidire quelle della Prima Repubblica. I vertici delle Ferrovie, una società che fattura 9 miliardi, spazzati via con un post di Facebook del ministro Toninelli. Lega e M5S si ripartiscono i settori di pertinenza, senza nessun riguardo delle professionalità, delle competenza e dell’esperienza».
Per il momento, non pare che ci siano scossoni per i vertici Ataf: ma si saprà qualcosa di più nell’assemblea che sempre Toninelli (con il collega dell’Economia Tria Giovanni Tria) ha chiesto al Cda, ancora insediato per l’ordinaria amministrazione, di convocare entro il 31 luglio.