Il giorno dopo l’escalation è quello degli interrogativi circa la possibilità di un allargamento del conflitto e di nuove prospettive di negoziato che si chiudono nello spazio di una mattinata. Ieri infatti era stato il presidente turco Erdogan – dopo che Ankara aveva ospitato alcune fasi dei primi negoziati tra delegazioni ucraine e russe – a prospettare un’idea di incontro, di nuovo in Turchia tra Putin e Zelensky.
IPOTESI IMMEDIATAMENTE smentita da Mykhailo Podolyak, assistente di Volodymyr Zelensky e negoziatore nei colloqui di Kiev con Mosca, secondo il quale, in realtà, non è stato raggiunto alcun accordo tra il presidente ucraino e il suo omologo russo, Vladimir Putin, per discutere della guerra nonostante gli sforzi della Turchia per organizzare un tale incontro.
Erdogan aveva anche sentito al telefono il segretario generale dell’Onu Guterres, giunto in Ucraina dove oggi incontrerà proprio Zelensky.
Secondo quanto diffuso dalle agenzie, Guterres avrebbe detto ad Erdogan che Putin ha concordato «in linea di principio» il coinvolgimento delle Nazioni Unite e del Comitato internazionale della Croce Rossa nell’evacuazione dei civili che si trovano nel complesso siderurgico Azovstal di Mariupol, in Ucraina, attualmente assediato dalle forze russe. Infatti, l’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari continuerà a discutere la questione con il ministero della Difesa russo, in modo da intervenire quanto prima.
Inoltre, il segretario dell’organizzazione internazionale ha elogiato il ruolo di mediatore «di Erdogan e della Turchia», sottolineando la propria personale speranza che Ankara riesca, insieme alla comunità internazionale, a trovare una via «efficace per la diplomazia».
Poi su Twitter Guterres ha scritto «Sono arrivato in Ucraina dopo essere stato a Mosca. Continueremo il nostro lavoro per aumentare il sostegno umanitario e per garantire l’evacuazione dei civili dalle zone di conflitto».
E PROPRIO DALL’ONU arriva una novità: ieri l’Asssmblea generale – come riportato dall’Agi – ha adottato una risoluzione che richiede ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza di giustificare il loro uso del veto.
Rivolgendosi direttamente a Stati uniti, Cina, Russia, Francia e Regno unito, gli unici detentori del veto, la misura promossa dal Liechtenstein è destinata a «far pagare loro un prezzo politico più alto» quando lo utilizzano, ha riassunto un ambasciatore di un paese che non ne ha uno e ha chiesto all’Afp di rimanere anonimo.
COSA SIGNIFICA? Probabilmente niente, se non un aumento di spiegazioni potenzialmente controverse. Le nuove regole dovrebbero limitare il potere di veto ma secondo alcuni osservatori rischia di creare ancora più confusione, anche perché la «giustificazione» non è vincolante. Insomma l’Onu con la guerra in Ucraina ha confermato tutte le problematiche del suo ruolo, come si è visto anche dal recente viaggio di Guterres – il segretario generale – a Mosca.
In mezzo a quanto accade sul campo, i disperati appelli da Mariupol dei soldati ucraini asserragliati nell’ormai nota acciaieria, le bombe ad est e a ovest del paese, le minacce di Putin sul gas e su «ingerenze» nella politica moscovita, c’è poi la ricaduta del conflitto su altre zone di mondo che continuiamo a non guardare.
Ieri la Russia ha annunciato anche l’espulsione di otto diplomatici giapponesi, misura di rappresaglia per una decisione simile presa di recente da Tokyo contro i diplomatici russi a causa della guerra. Tokyo si è schierata subito con Usa e alleati occidentali, sanzionando Mosca e chiedendo misure sempre più severe contro la Russia. «Tokyo – secondo Mosca – ha preso una posizione anti-russa apertamente ostile».