Oggi dovrebbe essere cancellata con voto unanime la regola che avrebbe favorito le concerie di S. Croce
di Andrea Bulleri
Seduta aggiornata a questa mattina, ore 9,30. Slitta ancora in consiglio regionale il voto per cancellare l’emendamento “pro conciatori”, la norma che secondo l’inchiesta ” Keu” della dda di Firenze avrebbe favorito gli sversamenti di sostanze tossiche da parte del consorzio Aquarno nel canale Usciana di Santa Croce. Provvedimento che, salvo sorprese, dovrebbe essere abolito oggi, all’unanimità. Per il governatore Giani è una vittoria: « Siamo stati noi a chiederne l’abrogazione, gli altri ci sono venuti dietro » , ragiona coi suoi uscendo dall’aula dove questa mattina è atteso il suo intervento.
Nel Pd però non tutti la pensano così. E il caso non smette di creare mal di pancia tra quelli che criticano la scelta di cancellare la norma in fretta e furia e chi giudica troppo timide le spiegazioni fornite finora. Tanto che anche la segretaria regionale Simona Bonafè sembrerebbe intenzionata a convocare la direzione del partito dove consumare il ” redde rationem” interno sul caso.
Ieri l’opposizione in consiglio regionale ci è andata giù pesante. «L’e-mendamento va abolito perché è inutile, come spiegato finora dalla maggioranza, oppure perché si è scoperto che fu un tentativo di fare un favore a qualcuno?», si è chiesto il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Torselli. « Attendiamo da 40 giorni una presa di posizione della maggioranza sullo scandalo Keu, che non sia soltanto di circostanza, e oggi ritroviamo il Pd in stato confusionale », dice Irene Galletti di M5S.
Per i dem interviene l’ex assessora Federica Fratoni. Che dopo aver difeso l’operato della giunta Rossi sottolinea la rilevanza economica delle concerie in Toscana: «Bisogna tutelare quei posti di lavoro – ha detto – Sento parlare di Corte Costituzionale ma non di come la politica può aiutare quel distretto».
La norma – poi impugnata dal ministero dell’ambiente di fronte alla Consulta – era stata approvata esattamente un anno fa, il 26 maggio 2020. Messa in votazione all’ultimo minuto, avevano attaccato le opposizioni, senza che i consiglieri avessero la possibilità di approfondire. Una seduta immortalata in un video di recente rilanciato sui social, in cui si vedeva Giani, – all’epoca presidente del consiglio regionale – illustrare in fretta i contenuti del provvedimento, prima di metterlo in votazione e dichiararlo approvato. «L’emendamento 11 bis ci dice che si riferisce agli impianti depurazione reflue e urbane e ci dice che la rubrica all’articolo 13 deve specificare la gestione delle acque di depurazione reflue e urbane a carattere prevalentemente industriale delle relative reti…», spiegava Giani.
A presentare la norma (sottoscritta anche dai dem Alessandra Nardini, Antonio Mazzeo ed Enrico Sostegni) era stato il consigliere del Pd Andrea Pieroni, uno dei 19 iscritti sul registro degli indagati insieme alla prima cittadina di Santa Croce, Giulia Deidda, e all’ormai ex capo di gabinetto di Giani, Ledo Gori (Giani non è indagato). Un emendamento che per gli inquirenti sarebbe stato scritto da Alberto Benedetti, consulente lucchese dell’associazione conciatori, e che Pieroni si sarebbe impegnato a far approvare – per il gip Antonella Zatini senza « nemmeno conoscere il contenuto tecnico» – in cambio di un contributo di 2.500 euro per la propria campagna elettorale. Intercettato a telefono con uno dei conciatori, Pieroni avrebbe spiegato la sua « tattica » per ottenere una rapida approvazione: « Gli ho detto: Eugenio vai liscio, e di buttarlo lì».