«Russkij Mir», letteralmente il mondo russo, ma, allo stesso tempo, anche l’idea, l’anima, lo spirito perduto e indomabile di un grande popolo da riunire.
È questo uno dei termini, e dei concetti, che tornano spesso nei discorsi pronunciati da Vladimir Putin. Dalla Conferenza di Monaco del 2007 all’annuncio dell’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio. Un tema ricorrente, che sembra unire nazionalismo, spirito imperiale, rimandi religiosi e l’idea che l’Occidente rappresenti in ogni suo aspetto una minaccia mortale per l’«anima russa», che ha attirato l’attenzione di molti analisti che ne hanno affrontato il profilo alla stregua di un’autentica ideologia. Un tassello di ciò che, accanto ai rimandi all’era staliniana e zarista, ai pensatori fascisti della Russia bianca e al «laboratorio» eurasiatico di Aleksandr Dugin, sembra costituire l’asse culturale e analitica all’origine della dottrina e delle scelte strategiche del Cremlino.
Tra i testi che meglio hanno analizzato l’orizzonte culturale racchiuso nel concetto di «Russkij Mir», c’è Nella mente di Vladimir Putin, appena pubblicato da La nave di Teseo con la prefazione di Ludmila Ulitskaya, di Elena Kostioukovitch. Scrittrice e traduttrice in italiano e in russo, si deve a lei la diffusione a Mosca dell’opera di Umberto Eco oltre alla cura di decine di libri dedicati alla storia della cultura europea, o la traduzione delle lettere dal carcere dell’oppositore Mikhail Khodorkovsky,
Kostioukovitch, che è nata a Kiev, si è laureata a Mosca e vive da tempo a Milano, analizza il modo in cui proprio la dottrina del «mondo russo» sia alla base di un «assolutismo magico» dove le mire espansionistiche e la revanche imperiale trovano alimento in un retaggio culturale basato su un millenarismo aggressivo e le retoriche del complotto. Un orizzonte del quale la guerra non sembra essere un accessorio occasionale, ma un sinistro elemento costitutivo.
Partiamo dall’inizio, come leggere i ricorrenti riferimenti di Putin al concetto di «Russkij Mir», a cosa rimandano?
Malgrado si tratti di un tema poco noto in Europa, la politica di Putin si basa su specifiche formulazioni storiche, o per meglio dire pseudostoriche, e prima di tutto sulla cosiddetta «Nuova cronologia», una corrente di pensiero estremamente popolare in Russia, malgrado le evidenti stranezze che presenta. Alcuni dei temi popolari che circolano da anni nella società russa, oscuri, pseudostorici, arcani, hanno una presa evidente sul Cremlino che ne ha anzi alimentato la diffusione.
Di cosa si tratta esattamente?
Alla base di tutto c’è l’idea che una grande congiura sia stata ordita contro la Russia per sovvertire il corso degli eventi e negare al Paese e alla sua cultura il primato che spetterebbe loro naturalmente. Un «piano» che i sostenitori di tali tesi hanno raccontato minuziosamente in decine di volumi: oltre novanta i soli testi «ufficiali» che diffondono questa «visione del mondo».