”Elegia” (1918) di Eugenio Montale

 

Elegia di Eugenio Montale

Non muoverti.
Se ti muovi lo infrangi.
È come una gran bolla di cristallo
sottile
stasera il mondo:
e sempre più gonfia e si leva.
O chi credeva
di noi spiarne il ritmo e il respiro?

Meglio non muoversi.
È un azzurro subacqueo
che ci ravvolge
e in esso
pullulan forme imagini rabeschi.
Qui non c’è luna per noi:
più oltre deve sostare:
ne schiumano i confini del visibile.

Fiori d’ombra
non visti, imaginati,
frutteti imprigionati
fra due mura,
profumi tra le dita dei verzieri!
Oscura notte, crei fantasmi o adagi
tra le tue braccia un mondo?

Non muoverti.
Come un’immensa bolla
tutto si gonfia, si leva.
E tutta questa finta realtà
scoppierà
forse.
Noi forse resteremo.
Noi forse.
Non muoverti.
Se ti muovi lo infrangi.

Piangi?

Eugenio Montale Da “Altri versi e poesie disperse”, A cura di Rosanna Bettarini ed. Einaudi

 

 

‘Stamattina voglio offrirvi un caffè minimo, piccolo e prezioso.
Servito in una di quelle tazzine oggi sempre più rare, fatte di un vetro sottile e fragilissimo, decorate dalle mani sicure di un artigiano che sanno come accarezzare e stringere senza infrangere.
E occorre berlo così, questo caffè, con dita colme d’amore, quell’amore che sa entrare in punta di piedi, che sa esserci senza soffocare, senza annullare, senza pretendere. Quell’amore raro e leggero che lascia libero il respiro.
Una sospensione, più che una pausa. Un sospiro, più che un’azione. Una breve malinconia, una gioia istantanea. Un batticuore subitaneo in cui, come un bagliore improvviso, si racchiude imprendibile tutto il senso della vita.
L’unico caffè possibile con cui leggere questa silenziosa poesia di Eugenio Montale, “Elegia”, scritta ai tempi di “Ossi di Seppia” ma che poi da quella raccolta fu scartata, inabissata nei cassetti per poi riemergere solo dopo la morte del grande poeta. Come il caffè che vi offro, anche questa poesia appare e scompare, si nasconde per la sua minima leggerezza, per i suoi respiri di farfalla, per la sua essenza cristallina. E riemerge intatta, inafferrabile, sfuggente. Ma potentissima.
Noi possiamo solo stare lì, immobili per paura di rompere l’incanto, leggerla con occhi puri e delicati come le mani dell’artigiano, con la delicatezza di chi c’è ma non travalica e non sovrasta.
Quindi non muoverti, se ti muovi lo infrangi. Piangi?”

(Riccardo Lestini Storie universi r-esistenze)