..Una delle amiche di famiglia, l’attrice Zora Jiráková, scriveva ai Ripellino lettere così belle che, nel corso degli anni e lungo diverse raccolte, Angelo ne trasformò ben cinque in altrettante poesie. ‘’E’ tanto che non ti scrivo’’è la quarta. Zora è ormai rimasta sola (apprendiamo da una precedente poesia che il marito Vladia si è tolta la vita), in un ambiente che si è trasformato in una sorta di grande prigione. Da qui si leva la sua voce, piena di affetto e tristezza, di piccole note di vita, di fini osservazioni psicologiche sul «parlarsi a distanza» e sull’incapacità di riallacciare poi il filo del discorso nell’ipotesi (improbabile) di potersi nuovamente incontrare…
…Nonostante questa fitta rete di controlli registici, il testo corre semplice, organico, coerente in se stesso, perfettamente gemmato in una risultanza tanto rilevante e incisiva quanto ‘naturale’. E, nella sua brevità, diviene una pagina-romanzo, che schiude un mondo: quello di un’attrice, sola, con il suo modesto indefesso lavoro, le sue strategie di sopravvivenza di fronte alle forze disgregatrici della malinconia, del passare del tempo e della distanza dagli affetti. E un’ipotetica prospettiva di libri (Strindberg, Pasternàk, Čechov…) nelle scaffalature di cui la memoria del poeta arreda quella fantasticata «piccola casa in cui vivo, in cui studio le parti».
(A. Fo – M.R. Tabellini, ”Lo sguardo di chi legge”, antologia per i bienni superiori, Brescia, La Scuola, 2020).