ROMA – “Avete visto che bravi ministri che ho, è un bellissimo governo”, dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa. Il premier prova a stemperare le frizioni nate nel rapporto con le forze politiche dentro il Parlamento. Bruciano ancora le quattro sconfitte subite dall’esecutivo, con i i partiti di maggioranza che si sono divisi, a volte addirittura hanno votato con l’opposizione, mandando gambe all’aria quanto deciso in Consiglio dei ministri.
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Oggi Draghi, annunciando le misure decise dal Governo per fronteggiare il caro bollette, incalzato dai giornalisti, ha risposto così: “Ho ribadito il mandato del governo per affrontare certe emergenze e conseguire certi risultati. Io sono sicuro che riusciremo a conseguire i risultati come abbiamo fatto finora, conto sul Parlamento e le forze politiche, è con il massimo rispetto che ho detto quelle cose ieri. Se c’è bisogno, massima disponibilità dal governo al dialogo, ma dobbiamo tenere la barra dritta”.
Insomma, il nervosismo è palpabile, e che strazio a quanti spingono perché faccia entrare in gioco gli stessi leader: “I leader dei partiti li vedo regolarmente, non è che devo fare uno sforzo per vederli ora, i colloqui sono continui”, ha sottolineato il premier. E comunque qualcosa si è incrinato. Siamo in campagna elettorale, a maggio ci sarà una importante tornata di elezioni amministrative e tra poco più di un anno le politiche. Per questo i partiti, soprattutto a livello parlamentare, guardano più ai loro bacini elettorali che a quello che il Governo chiede di approvare e basta.
Che faranno quando dovranno tornare nelle loro città a chiedere i voti? Dovranno per forza portare dei risultati, promettere e far vedere che il loro lavoro ha portato frutti. A livello parlamentare e trasversale, si raccolgono voci contro lo staff che blinda Draghi, che lo tiene lontano e a volte sembra decidere per lui. C’è poi Matteo Salvini, leader della Lega, che ogni volta che il Governo, e i suoi ministri, approvano qualcosa, un minuto dopo annuncia che in Parlamento si aggiusterà… Un vero e proprio lavoro ai fianchi.
Nel mirino, più di una volta, il ministro Giorgetti, capo delegazione della Lega. E Giorgetti cosa pensa delle sparate del suo segretario? “La politica è l’arte di rendere possibile ciò che è desiderabile. Il mio segretario esprime un desiderio, io cerco di interpretarlo e renderlo possibile nell’attività di governo“, ha risposto tranquillo e beato, aggiungendo: “L’importante è che il Parlamento migliori le proposte del governo e non le peggiori. L’attività del Parlamento va rispettata e l’auspicio è che il Parlamento possa migliorare quello e facciamo noi”.
Sul versante del Pd, oggi ha spiazzato un po’ tutti il colloquio di Goffredo Bettini con Il Foglio dove, sottointeso, molti hanno letto il benservito a Giuseppe Conte, presidente congelato del M5S, a lungo osannato e difeso proprio da Bettini. Oggi il ‘consigliere dei Principi’ di Conte parla al passato così: “Ha avuto una funzione importante… Ha collegato il M5S al campo democratico… La sua figura è un patrimonio da rispettare.. “.
Insomma, una sorta di cimelio ormai. Non solo, Bettini per il dopo politiche, nel caso non ci siamo vincitori netti, apre anche alla possibilità di un Governo Pd-Lega. Altro tema sospetto, che si collega all’intervista rilasciata qualche giorno fa dal capo corrente e ministro Dem, Dario Franceschini, dove anche lui apriva alla Lega dispensando pure consigli a Salvini su come poteva arginare e sconfiggere l’avanzata dei Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni. Alla fine una domanda: ma il Pd ci guadagnerà? Molti Dem ci sperano, altri temono: “Gli elettori vogliono tornare a vivere, vogliono poter lavorare e vogliono la stabilità. E la stabilità la può dare solo Draghi. Chi fa il doppio gioco non raccoglie consensi. E noi sbaglieremmo a inseguire la Lega sul suo terreno”, ha detto Emanuele Fiano.