“C’è una tesi corrente, secondo me pericolosa, che individua nella distinzione tra alto e basso, tra alto e basso, la frattura che spiegherebbe oggi la politica. Impossibile negare che non vi sia in una società oggi fortemente diseguale, ma sono tra quanti continuano a pensare che questa si aggiunge e non cancella la tradizione distinzione tra destra e sinistra, categorie non certo superate”. Carlo Galli, storico delle dottrine politiche all’Università di Bologna, è stato il protagonista della lectio magistralis ospitata all’interno delle Giornate del Lavoro della Cgil. Il titolo scelto per la sua riflessione è stato “Destra e sinistra nell’epoca dei populismi e sovranismi”, due termini gli ultimi due “che non amo molto e spesso sono utilizzati impropriamente”. Per Galli “vi è stata una potente narrazione mainstream per cui il tema delle diseguaglianze era noioso, un po’ come il lavoro sicuro, tutto quello che serviva era assecondare la società capitalistica che avrebbe prodotto così tanta ricchezza da poterne beneficiare anche gli ultimi. Una tesi di cui si è innamorata anche la sinistra. Questo non è accaduto, le disuguaglianze si sono accentuate fino al punto che chi si è trovato nella condizione di una insicurezza circa le proprie prospettive di esistenza, sommata a una diversa ed enfatizzata insicurezza di ordine pubblico, ha portato a questa rivolta del popolo contro le élite”. Ma non è l’unica né la principale frattura, “forse solo quella oggi più visibile. Destra e sinistra in questo senso sono un tema ancora moderno, attuale, perché ci sarà sempre una differenza tra chi detiene il potere del capitale e chi vive di lavoro e dipende da quel potere. Questa è la differenza tra destra e sinistra”. Una destra economica che il professor Galli distingue da quella politica. “La prima è quella che intende assicurare potere al capitale, senza mettere bastoni tra le ruote, che possono essere anche i diritti del lavoro per esempio”. E a differenza da quel che si pensa la destra è forza del disordine, una società non regolata, “a differenza della sinistra che è forza d’ordine, è per una società regolata, che immagina argini al potere del capitale”. Quando la sinistra si è innamorata delle tesi del libero mercato “non ha saputo cogliere la richiesta di aiuto che arrivava dalla società circa quell’insicurezza delle proprie esistenze. Anzi ha pensato che quella richiesta di sicurezza fosse di destra. Una sinistra forza di inclusione non avrebbe dovuto lasciare la società alla mercé del mercato, senza argini. Quando è andata al Governo ha fatto disastri, si è subito conciliata per un eccesso di realismo con la globalizzazione, ha pensato di adoperare il mercato contro il mercato, senza riuscirci. Così oggi non sa letteralmente che pesci pigliare”. Quella richiesta di sicurezza è stata così intercettata dalla destra politica o dai cosiddetti populismi: “Quel che fanno non è vera protezione, si inventano un capro espiatorio, e oggi sono le élite. Siccome loro ci hanno portato al disastro non crediamo più ai politici, ma anche ai virologi, agli ingegneri, a nulla. Nella testa e nella pancia di chi è andato a votare – sottolinea Galli – la propria società è stata distrutta. La sinistra lo nega e dà del fascista a chi governa e chiama barbari chi li ha votati. E’ il viatico per chi ha vinto le elezioni per rimanere al potere per i prossimi venti anni. Questo meccanismo va smontato”. La domanda per Galli da farsi è “come diavolo è potuto accadere, non insultare chi ha votato e anche smettere di utilizzare la parola populismo, che le élite usano quando ha perso la loro egemonia sulla società. Dire destra politica e qualunquismo, magari. Cambiare la narrazione, individuare le contraddizioni e adoperarsi per rovesciarla. Basta dire che la sinistra sta dalla parte di chi soffre, il proletariato è il cuore del sistema produttivo capitalistico, incastrato in una posizione, non la parte che soffre”. Allora è vera la frattura tra alto e basso, ma “va contrastata richiamando destra e sinistra, spiegando che quella protezione di cui parla la destra è falsa protezione”. Così come per Galli sbagliato il richiamo al sovranismo, “perché è il riflesso condizionato generato dall’incomprensione che il fattore protezione, piaccia o no, è uno di quelli decisivi della politica moderna. Lo Stato è una macchina costruita per proteggere. La sovranità ha un ruolo centrale e democratico, richiamata dalla Costituzione nel primo articolo e attribuita al popolo. Non c’è una sovranità europea in costruzione che è stata minata, nessun paese rinuncia alla propria quota di sovranità. Sovranità oggi allora sarebbe fare leggi a favore del lavoro, sfidiamo chi governa su questo invece di adagiarci pigramente su un lessico”. Il problema per il professore bolognese, “è che non c’è un ceto politico a sinistra vergine rispetto ai disastri prodotti. Serve una cultura di sinistra, analisi, orizzonti ideali. La sinistra deve tornare a fare quel che ha smesso di fare, dare ascolto alle richieste di protezione che si formano dentro una società capitalistica”.