I colpi inferti dall’ingorgo delle catene globali di approvvigionamento, dall’aumento delle materie prime e dal caro energia potranno dimezzare la stima del prodotto interno lordo (Pil) sulla quale ha ragionato fino ad oggi il governo italiano (4,7%, lo scorso autunno). La prossima settimana, quando dovrebbe essere presentato in anticipo il Documento di Economia e Finanza (Def) che istruisce i lavori della legge finanziaria di fine anno la «crescita» ottenuta dal residuo del rimbalzo tecnico del 2021 dopo il precedente crollo colossale a meno 8,9% del Pil potrebbe essere inferiore al 3% e più vicina al 2%.
Di revisione «significativa» ha parlato ieri il ministro dell’economia Daniele Franco: «Dobbiamo essere consapevoli che la nostra economia sta rallentando» ha detto. C’è un aumento record dell’inflazione al 6,7%, mai così alta dal 1991 ha detto l’Istat. Poi c’è la guerra della Russia contro l’Ucraina che incide, tra l’altro, «sulle catene di approvvigionamento». E infine il contrappasso «delle sanzioni» verso la Russia. «Esportiamo in quel paese l’1,5% del totale dell’export, la Russia rappresenta il 3% delle nostre importazioni. La Russia rappresenta il 38% del gas consumato l’anno scorso. Questo causa incertezza» ha aggiunto Franco.
Le idee saranno più chiare il 5 o il 6 aprile dopo che l’Istat il 4 aprile avrà consolidato al ribasso della sua stima sul Pil 2021. Non è escluso che, nel corso del 2022, le stime saranno riviste ancora al ribasso. Il governo naviga a vista. «L’unica certezza è l’assenza di certezza. Non sappiamo quando finirà il conflitto e ciò pesa sulla nostra economia. Prima dell’aumento del costo dell’energia stavamo crescendo bene, nel 2020 avevamo recuperato 6,6 punti, gli investimenti pubblici erano aumentati del 17% recuperando quanto era stato perso. Usciamo da 25 anni di crescita modesta. Abbiamo perso molte posizioni rispetto ad altri paesi» ha aggiunto Franco. L’esecutivo ha ammesso che «l’Italia non può governare da sola queste difficoltà». «Stiamo con la Nato e con la Ue». Un doppio vincolo esterno, militare e politico-economico, rafforzato dopo la pandemia. Per il governo sembra che sia finita. I dati dicono tutt’altro. E si affida alla speranza che, a livello di capi di stato europei, si trovi un accordo per ora remoto per un fondo che, come il Pnrr, sostenga i costi. Prima di Pasqua si pensa anche di varare nuovi aiuti al contagocce per 24 settori produttivi individuati dalla Commissione Ue. In deficit, senza sforare troppo una stima del 5,6%. Il governo vuole diminuirlo. Il rompicapo non ha soluzione e strozzerà il paese.