Mafia Roma, Buzzi vide anche il prefetto Pecoraro
Gianni Letta mediò l’incontro. Business immigrati: pressioni sui politici Pd e Pdl.
06 Dicembre 2014
Non si salva nemmeno il prefetto di Roma dai contatti e le pressioni di Mafia Capitale. Faceva ‘lobby’ il gruppo di Massimo Carminati. Soprattutto sul Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto, vicino a Roma, la cupola di Mafia Capitale ha scatenato pressioni sui politici, deputati Pd e Pdl. E è spuntato anche un incontro di Salvatore Buzzi col prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, proprio quello che si sta occupando del caso, favorito da un colloquio con l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.
IL PREFETTO E IL DIRETTORE DEL TEMPO. Nell’informativa del Ros ci sono i contatti con la politica, con le istituzioni, con gli imprenditori e con la stampa. L’organizzazione voleva la gestione del centro e dopo aver perso l’appalto per l’intervento del Tar cerca di recuperare terreno incontrando con Salvatore Buzzi il prefetto di Roma. L’incontro è recentissimo: marzo 2014. E per arrivare a Giuseppe Pecoraro il ras delle cooperative ha incontrato Gianni Letta. Nel contempo si è rivolto a parlamentari del Pd e del Pdl, all’ex assessore di centrosinistra della Regione Lazio e viceprefetto Paola Varvazzo e al direttore del quotidiano ‘il Tempo‘ Giammarco Chiocci. Quasi sempre a muoversi è Buzzi, conosciuto a destra e a sinistra per la sua attività del sociale. Ma con Chiocci entra in scena Carminati in persona.
Un vero e proprio tourbillon si scatena secondo i carabinieri intorno all’appalto per il Cara. Il consorzio Eriches 29 di Buzzi – parte della holding Mafia Capitale, per i magistrati – ha vinto la gara nel 2013 ma i francesi di Gepsa che già gestivano il centro fecero ricorso, ottenendo dal Tar la sospensione dell’appalto. L’ossessione di Buzzi diventa far uscire sulla stampa che il giudice Linda Sandulli, autore del provvedimento, ha un conflitto d’interessi per una quota in una società che fa manutenzione al Cara. Per questo cerca di ottenere – senza successo – un’interrogazione parlamentare da Micaela Campana e Umberto Marroni del Pd. Entrambi negano di aver fatto alcunché e l’interrogazione non viene presentata.
VARVAZZO LA VICEPREFETTO AMICA. Buzzi vuole anche articoli favorevoli sulla stampa e contatta Valeria Di Corrado del ‘Tempo‘, che scrive alcuni servizi sul caso. Il direttore del quotidiano Chiocci addirittura incontra Carminati nello studio del suo legale. «Un eccezionale momento di interazione esterna» per Carminati, secondo il Ros. Ma il braccio destro del capoclan ottiene informazioni sul giudice Sandulli e le sue quote nella società da Paola Varvazzo, viceprefetto e poi per sole due settimane assessore del Lazio con Nicola Zingaretti. «Ho una bomba», dice Varvazzo a Buzzi in una conversazione. Il pressing non basta e l’appalto – tra i due litiganti – finisce alla cooperativa Auxilium. E nella variegata ed impressionante rete di contatti della cupola spuntano oltre a esponenti di destra e di sinistra anche due storici ultrà capitolini: Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, leader della curva della Lazio e Mario Corsi, detto Marione, ex Nar, giallorosso e conduttore radiofonico. Il primo è indicato dagli inquirenti come un capo della malavita di Ponte Milvio. Corsi invece mise in contatto, secondo il Ros, il marito di Rosella Sensi, ex presidente della As Roma, Marco Staffoli con l’organizzazione. Per gli affari non si guardava né al colore politico, né alla fede calcistica.