Contratto bancari, ecco le posizioni di Intesa, Unicredit, Mps & Co. Parla Alessandro Profumo (Abi).

03 – 12 – 2014Laura Magna

Contratto bancari, ecco le posizioni di Intesa, Unicredit, Mps & Co. Parla Alessandro Profumo (Abi)

“Sul contratto troveremo una sintesi”, ha detto il presidente del Comitato sindacale dell’Abi Alessandro Profumo. Ecco lo stato dell’arte.

CONTROVERSIA APERTA

Dopo che la scorsa settimana Lando Sileoni, il segretario generale della Fabi, il sindacato dei bancari, aveva risposto duramente alle accuse dell’Abi di essere “anacronistici” e di “andare contro la legge di gravità”, ribadendo a Formiche.net che non c’è margine di trattativa se non viene rimossa la pregiudiziale su taglio di tfr e scatti per i bancari, Profumo fa di nuovo cenni di apertura.

LA POSIZIONE ABI

Profumo lo aveva detto annunciato prima dell’incontro fatale e lampo del 25 novembre: la sua linea sarebbe stata quella di proporre un contratto sostenibile, con alcune voci del tfr stornate e l’annullamento degli scatti automatici di anzianità in maniera strutturale, cioè per sempre, non limitandosi alla durata triennale del contratto (che forse i sindacati avrebbero accettato) e aveva ottenuto il pieno appoggio dell’Abi.

“BISOGNA TROVARE UNA SINTESI”

A Chianciano Terme lo scorso primo dicembre nel corso di un dibattito con il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, Profumo ha detto invece che “le posizioni sono chiare e prima o poi bisognerà trovare una sintesi”. La posizione dei banchieri rimane la stessa del 25 novembre: “Vediamo con preoccupazione l’andamento economico del settore e i cambiamenti strutturali nel settore che non ci danno visibilità sul nostro futuro”. E per questo intende “tutelare il potere di acquisto sul contratto” ma eliminare “le altre forme che danno una dinamica non gestibile” creando “nel contratto condizioni per discutere a livello aziendale”.

“UNA NORMALE TRATTATIVA”

Ma non c’è nulla di cui preoccuparsi. In corso “c’e una trattativa, come in tutte le trattative ci sono punti di partenza diversi. C’è un punto di vista nostro che vede con preoccupazione i cambiamenti strutturali nel nostro settore e ci sono i colleghi del sindacato che dicono: non siamo in grado gestire questa strutturalità del cambiamento del costo del lavoro. Siamo in una fase in cui bisogna vedere l’equilibrio di queste componenti, e ci sarà un momento in cui si dovrà trovare una sintesi. Ci sarà anche un momento in cui sarà necessario consultare i lavoratori”.

CONFRONTO APERTO

Profumo non ha mai negato di volere tenere il confronto aperto con i sindacati anche all’indomani della rottura del 25 novembre e senza “alcun intento strumentale ma con l’esigenza di adeguare il settore a scenari nuovi e profondamente diversi”. Un settore che sta attraversando “cambiamenti strutturali” e necessità di “soluzioni innovative che diano prospettive di sostenibilità alle banche ed ai lavoratori”.

…IN UN CONTESTO PROFONDAMENTE MUTATO

Per i banchieri “il ciclo economico con la prolungata contrazione del Pil, i profondi cambiamenti normativi e di supervisione, le significative variazioni dei comportamenti dei clienti e l’evoluzione della componente tecnologica pongono le banche di fronte ad un cambiamento strutturale che caratterizzerà il breve, il medio e il lungo periodo riflettendosi sui modelli organizzativi e di business».

L’ANALISI DI REPUBBLICA

“L’Abi – come ha sottolineato il quotidiano Repubblica – con l’argomento che le banche italiane sono in crisi e hanno una redditività media del capitale poco sopra l’1%, tiene fermi due punti per rinnovare il contratto triennale in scadenza: la fine degli automatismi per gli aumenti e un maggiore peso alla contrattazione aziendale di secondo livello. E rispetto alla richiesta sindacale di recuperare l’inflazione, con un aumento economico triennale del 6,05%, Abi ha ribadito l’impossibilità di scostarsi da un aumento inflattivo dell’1,85% (pari a circa 53 euro medi per i prossimi tre anni)”. Un 1,85% che sta stretto ai sindacati che sostengono che la perdita economica dei lavoratori, con le proposte dei banchieri, sarebbe del 2%.