Simile, ogni volta, ma ogni volta diverso, per il bisogno e il desiderio di sperimentare qualche nuova idea, per correggere un difetto di rotta rispetto al viaggio precedente e fare in modo che stavolta tutti restino a bordo, fino all’approdo. I ragazzi lo sentono che abbiamo in mente un piano per loro, e questo li rassicura. Sanno che loro hanno la possibilità di studiare poco o molto, di distrarsi, cadere, rialzarsi, deragliare, tornare in pista perché noi, intanto, abbiamo in testa la mappa dell’intero percorso. Hanno bisogno delle nostre sicurezze su tempi, spazi, modi dell’imparare e dello stare insieme. È questo che rende il lavoro dell’insegnante una sfida ambiziosa e appassionante.
Quest’anno programmare è difficile. Ci sono troppe incognite, variabili che di giorno in giorno possono imprimere cambiamenti radicali all’itinerario che abbiamo immaginato. C’è la frustrazione da parte di docenti che avrebbero desiderato un progetto più organico e una tempistica diversa per la ripresa delle lezioni, c’è la paura per quello che nessuno può riuscire a prevedere per i mesi che verranno. Per questo a tutti noi, che siamo abituati a pianificare, sembra di navigare «senza nocchiere e in gran tempesta», come direbbe padre Dante.
Io non lo so, Leonardo, se il 14 saremo in classe o se attenderemo la fine delle consultazioni elettorali; non so chi misurerà la temperatura ogni mattina, se il papà prima di andare al lavoro o la collega di Storia dell’arte all’ingresso della scuola; se i banchi avranno le rotelle o saranno stanziali; se i colleghi «fragili» saranno sostituiti da altri «infrangibili». So che in questo momento ci sentiamo fragili un po’ tutti e che questa può essere una risorsa invece che un limite, e perciò non bisogna averne paura. Sentirsi fragili significa avere la consapevolezza che siamo tutti vulnerabili e che quindi, a maggior ragione, useremo ogni mezzo a nostra disposizione per avviare, condurre e portare a termine questo anno scolastico. Mascherine, distanziamento, test sierologici, tamponi, piccoli gruppi, incrocio di didattica in presenza e a distanza, vaccinazione antinfluenzale, l’applicazione del telefonino per tracciare i contatti: dal momento che non esiste una soluzione unica, ogni modalità per limitare la diffusione del virus deve essere esplorata. L’altra mattina ho contattato la mia dottoressa di base per prenotare il test sierologico, mi ha comunicato che lei non ha aderito alla campagna di somministrazione dei test e mi ha indirizzato all’Asl di competenza. All’Asl la fila era lunghissima, segno che tanti colleghi hanno deciso di effettuare il controllo o forse che era necessario predisporre più personale per effettuare lo screening. Ritornerò domani, però, di buon mattino. È obbligatorio? No, è una questione di responsabilità individuale e anche questo è un modo per sentirsi meno fragili.
Perché quando ci si sente fragili, Leonardo, bisogna restare uniti: ministero, dirigenti, docenti, personale scolastico, alunni, famiglie. Mettersi nella stessa direzione e remare forte, perché quello della scuola è un vascello pesante, soprattutto quando il vento, come in questo momento, soffia contrario. Diritto allo studio e diritto alla salute non sono due principi costituzionali in contrasto tra di loro e possono essere tutelati entrambi. Siamo fragili, è vero, ma siamo anche coraggiosi e quindi capaci di assumerci dei rischi, per realizzare un obiettivo ambizioso: tornare in classe e, se è possibile, restarci.
Alla fine il telefonino l’ho messo via, Leonardo, non sarebbe bastata una schermata per risponderti con frasi che non fossero mezze verità. Lo faccio adesso, perché alcune risposte hanno bisogno di più spazio. Vedi, ci sono tante cose che la tua prof. non conosce. Di una cosa però puoi star sicuro: anche quest’anno faremo in modo di traghettarvi da una riva all’altra, perché questa, in fondo, è la nostra professione.