Per il governo non c’è pace. Soprattutto non c’è pace fiscale. Di Maio da Vespa tuona: il decreto sul fisco (quello che prevede deroghe a maglie larghe, anche per i riciclatori) sarebbe stato manipolato prima di essere mandato al Colle, “non so se da una manina politica o da una manina tecnica”. La Lega insorge: “Noi siamo seri”. Il Quirinale avverte che lì non è mai arrivato. E il premier è costretto a intervenire da Bruxelles: “L’ho bloccato io”.
Dietro il condono scompare ogni verità, soprattutto considerando che, come scrive Filippo Ceccarelli, il caotico inferno legislativo all’italiana favorisce senz’altro il carosello.
I sospetti di congiura di Di Maio nascondono la verità che i grillini si sono accorti troppo tardi di aver firmato un condono, spiega Massimo Giannini. “Se oggi egli si presentasse davvero in procura a raccontarlo ai magistrati ci sarebbe da divertirsi, se solo non ci fossero in gioco i risparmi degli italiani”, conclude.
E dentro il testo della manovra si nasconde anche un’altra “manina”. La racconta Sergio Rizzo: è quella che, all’insaputa di tutti, secondo Conte aveva messo nel bilancio dello Stato 117 milioni per la Croce rossa. Un “aiutino” che il premier ha cassato, forse memore di una causa persa quando esercitava da avvocato.
Dietro il condono scompare ogni verità, soprattutto considerando che, come scrive Filippo Ceccarelli, il caotico inferno legislativo all’italiana favorisce senz’altro il carosello.
I sospetti di congiura di Di Maio nascondono la verità che i grillini si sono accorti troppo tardi di aver firmato un condono, spiega Massimo Giannini. “Se oggi egli si presentasse davvero in procura a raccontarlo ai magistrati ci sarebbe da divertirsi, se solo non ci fossero in gioco i risparmi degli italiani”, conclude.
E dentro il testo della manovra si nasconde anche un’altra “manina”. La racconta Sergio Rizzo: è quella che, all’insaputa di tutti, secondo Conte aveva messo nel bilancio dello Stato 117 milioni per la Croce rossa. Un “aiutino” che il premier ha cassato, forse memore di una causa persa quando esercitava da avvocato.