Con Imperfetto passato Grisha Bruskin, in una collezione di brevi e brevissime prose, ripercorre con limpidezza e levità il suo passato accidentato di artista russo di origine ebraica in epoca comunista e postcomunista, nella Russia sovietica e nel mondo. Scanditi con ritmo e respiro quasi poematico, scevri di qualsivoglia romanticismo e, anzi, garbatamente ironici, i pezzi intimi di questo catalogo di accadimenti suggestivamente “imperfetti” mostrano come si possa essere autobiografici con tutta la grazia di chi semplicemente racconta senza esibirsi, di chi balza in primo piano rimanendo al contempo deliziosamente sottotraccia. Tra colpi, contraccolpi e bizzarrie della Storia, che di continuo si riverberano nel presente, Bruskin attraversa più di mezzo secolo: dall’infanzia trascorsa in una Mosca ancora segnata dalla Seconda guerra mondiale fino alla partenza per gli Stati Uniti, passando per i viaggi giovanili nelle esotiche repubbliche meridionali dell’allora Unione Sovietica e le traversie (spesso tragicomiche) con le autorità impegnate a bloccargli le opere “scandalose” e non allineate. Così, all’incrocio tra ordinario e straordinario, tra privato e collettivo, la saga personale di una figura ormai leggendaria nel secondo ’900 russo si trasforma nel mosaico di un periodo storico che, ancora oggi, non smette di attirare menti e cuori.