di Silvia Bizio
Il regista di capolavori come “ Scarface” si cimenta per la prima volta con una storia di fiction, “ Are snakes necessary?”, scritta in coppia con la sua compagna Susan
Lehman. La storia, ispirata a fatti veri, racconta la vita promiscua di un senatore. E alla fine immancabile è l’omaggio al maestro: Hitchcock
Nlos angeles
essuno può mettere in discussione il fatto che il leggendario cineasta americano Brian De Palma sappia come raccontare una storia intrigante e provocare un bello spavento: pensiamo a film come Carrie, Vestito per uccidere, Omicidio a luci rosse oppure Blow Out, tra i suoi lavori migliori come sceneggiatore e regista. E alla lunga lista non possono mancare titoli come Scarface e Gli intoccabili. È quindi con grande curiosità che è stato accolto il suo primo romanzo, Are snakes necessary? (traduzione letterale “Sono necessari i serpenti?”, pubblicato negli Usa da Hard Case Crime), scritto insieme alla sua partner, ex-redattrice per il New York Times, Susan Lehman. Il libro, una satira politica di genere poliziesco ambientata nel 2016, pubblicato inizialmente in Francia nel 2018 e ora al suo debutto americano, si adatta perfettamente alla filmografia di De Palma, nonostante sia più divertente che spaventoso. Il titolo, spiegano gli autori, è preso dal libro che Henry Fonda legge nella sequenza di apertura del film di Preston Sturges Lady Eva, «un film che stavamo guardando insieme, e abbiamo pensato che fosse molto divertente», spiega Susan Lehman.
Are snakes necessary? inizia con la campagna di rielezione di Lee Rogers, senatore della Pennsylvania con una selvaggia libido che contiene a fatica, grazie anche all’aiuto del suo consulente politico Barton Brock il cui compito principale è salvaguardare l’immagine pubblica del senatore, sposato da 30 anni con una donna malata di Parkinson. Il problema inizia quando una vivace giovane donna, la diciottenne Fanny, figlia di un’ex amante del senatore, si offre di aiutare Lee come videomaker per la campagna. Fra i due nasce una relazione, accompagnata da colpi di scena e storie parallele di improbabili personaggi che si concludono con un finale a sorpresa sulla Torre Eiffel a Parigi. «Scrivere è un’attività molto solitaria, ma farlo con Brian è stato divertente» dice Lehman, che spiega il processo di scrittura del libro “a quattro mani”: «Brian tracciava i temi principali, ovviamente con un’immaginazione visiva. E poi ci tornavamo per fissarli con personaggi, descrizioni e umorismo. È stato divertente, quasi un gioco. L’obiettivo era quello di far ridere l’altro».
De Palma, che a settembre compirà 80 anni, parla dalla sua casa a East Hampton. È in isolamento con Susan, un cane e un gatto: «Cosa penso della risposta americana al virus? Se ne stanno occupando in modo pessimo e spero che questa amministrazione finisca a novembre».
Come è nato il libro?
«Si ispira a eventi politici che stavano succedendo quando ci è venuta l’idea. Lo scandalo di Gary Condit ad esempio, quando la stagista con cui aveva una relazione adultera scomparì: solo più tardi fu trovata morta in un parco a Washington DC.
Un altro episodio era quello del senatore John Edwards e la filmmaker che lavorava alla sua campagna. Quando li ho visti mi è sembrato che flirtassero, e infatti alla fine ha avuto una storia con lei, ed è stata concepita una bambina».
Cosa rende un politico come lui così interessante da volerlo come protagonista della sua storia?
«Il fatto che politici siano coinvolti in scandali sessuali fa parte di un cliché. I due che ho citato invece sono unici nel loro genere. Un flirt con una ragazza che sta girando degli episodi sulla campagna elettorale finisce con una ragazza incinta. Divertentissimo».
Crede che si tornerà a parlare della moralità in politica?
«Non è che stessimo dormendo, ma in realtà abbiamo scritto il libro prima dell’elezione di Trump.
Raccontiamo due situazioni politiche uniche, che coinvolgono la promiscuità di due grandi personaggi politici. Politica e sesso sono due elementi naturalmente compatibili. E poi nel libro c’è l’idea di far ritrovare i personaggi su un set a Parigi. Sfruttando la mia esperienza come regista cinematografico ho voluto portare anche questo elemento nella storia. Per qualche motivo i critici francesi hanno preso questa cosa molto seriamente…».
C’è un capitolo divertente su Arnold Schwarzenegger. Perché proprio lui?
«Perché ha avuto un figlio dalla sua governante, più o meno nello stesso periodo in cui ha avuto un figlio da Maria, sua moglie. Divertentissimo».
E non avete voluto nemmeno provare a nascondere il nome, lo mettete così allo scoperto.
«Beh, la storia era sulla rivista People.
Più all’aperto di così…».
In che modo scrivere un romanzo si differenzia da scrivere una sceneggiatura? È simile?
«Mi piace scrivere sceneggiature, perché essenzialmente sono fatte di dialogo, personaggi e luoghi, non bisogna scrivere descrizioni.
Scrivere descrizioni non è il mio forte, Susan invece è molto brava in quello e anche a scrivere la vita interiore fatta di emozioni del personaggio. Quando si scrive una sceneggiatura non sempre si considera la profondità di un personaggio, perché a seconda di chi lo interpreterà verrà modellata su quello specifico attore. Quindi è molto più simile a una bozza, a differenza di un libro, che invece è completo nell’ambientazione, gli stati d’animo, la vita interiore dei personaggi».
Nei capitoli finali il personaggio di Nick, il fotografo, si ritrova sul set di “La donna che visse due volte”. Di nuovo, un suo omaggio ad Alfred Hitchcock. Perché lo si vede così spesso nei suoi lavori?
«Sono 50 anni che rispondo a questa domanda! (ride) Ok, mi è sembrato molto divertente. La donna che visse due volte è basato su un romanzo francese, e pensavo sarebbe stato bello ambientare il climax del libro in un luogo molto alto. Quindi mi sono detto, perché non ai piedi della Tour Eiffel? È stato il modo per riunire i personaggi del libro in una grande scena. È divertente. La gente continua a confrontare i miei lavori con quelli di Hitchcock e, come ho detto numerose volte, Hitchcock era un grande maestro e un pioniere del racconto visivo. Ho imparato da quello che ha fatto lui e allo stesso tempo ho sperimentato nuovi modi di raccontare qualcosa in modo visivo; penso di essere l’ultimo praticante di questa forma».
Alcune donne del libro sono vittime, la moglie, l’amante, la figlia, ma alla fine c’è una redenzione, diventano protagoniste, sono loro a prendere in mano l’azione.
«Abbiamo deciso di scrivere una storia di rivincita femminile, ma per avere una redenzione, bisogna prima indossare i panni della vittima. E le posizioni drammatiche in cui si trovano all’inizio, con mariti traditori e bugiardi, ci è sembrato un riassunto efficace di quello che succede alle donne. Se vuoi scrivere una storia di rivincita femminile, il tuo arco partirà dalla situazione opposta. Inizierai con un qualche tipo di abuso».
Scriverete ancora insieme?
«Abbiamo già scritto un altro libro. Si chiama Terry. È ispirato a Teresa Raquin di Emile Zolà e parla di una produzione cinematografica che sta girando un film sul libro. C’è un triangolo amoroso nel film, un amante e un assassinio. E la stessa cosa succede fra i personaggi che stanno facendo il film».
Quando uscirà?
«Quando il mondo dell’editoria si riprenderà e verrà voracemente verso di noi (ride)».
Le piacerebbeun film tratto da “Are snakes necessary”?
«Sarebbe un sacco di lavoro. Molte location, sarebbe uno di quei film da 200 milioni di dollari! O una serie in streaming in dieci parti, non saprei.
Come molti autori, non vorrei essere coinvolto nell’adattamento cinematografico, anche se sono un regista».