di Brunella Giovara
BOLOGNA — Come San Francesco, ha anche fatto la predica agli uccelli. Era il 13 gennaio, davanti aveva le 1800 galline di un’azienda di Bergotto di Berceto, provincia di Parma, che al suo apparire lo hanno salutato in coro con vari cocò. E lui: «Ragazze, buona produzione! Che musica! ». Poi ne ha prese in braccio un paio, Rosita e Rossana, e le ha accarezzate a lungo, e in quel momento è apparso veramente felice. Eh, cosa non ha fatto Matteo Salvini per vincere queste regionali. Non si è vestito da donna, avendone in teoria una già al fianco, ma non sempre. La senatrice Borgonzoni, candidata a intermittenza, un po’ c’era e un po’ no. Poi, non si è tuffato al Papeete d’inverno, a differenza delle coraggiose sardine, ma lì era una questione di gioventù. Non ha mietuto il grano, ma solo perché non era stagione, né si è gettato nel cerchio di fuoco, sono anni che non si fanno più queste gare. Infine, non ha avuto il coraggio di baciare un maiale vivo – da queste parti il maiale è più che sacro – ma sotto forma di coppa ben stagionata, sì.
Per il resto, ha fatto tutto. In due mesi vissuti spericolatamente, avanti e indrè sulla A1, e statali e stradine, battendo tutte le province, quelle più amiche, quelle nemiche e rosse, colore odiato a parte quello Ferrari, con la tenacia del missionario e più mestiere di un bravo venditore di Folletti, bisogna dargli atto che ha lavorato come un mulo, tallonato dal governatore uscente Bonaccini, che a un certo punto ha cominciato a fissare anche lui otto, nove, anche 10 appuntamenti al giorno. È stata una bella gara, con momenti sublimi ed eroici, come la volta che il barista di Casalecchio, trovandosi di fronte Matteo Salvini in persona, gli ha negato il caffè pronunciando una frase da film western: «Non voglio noie nel mio locale» (in realtà ha detto «non voglio politica») ma come resistere alla tentazione di scavalcare il bancone e farselo da solo, il caffè. Beh, Matteo non ha detto niente, e solo dopo ore ha ottenuto il caffè.
«Farò cento piazze, sarò sempre qui», ha detto il 29 dicembre, l’avversario Bonaccini aveva proprio quella mattina annunciato la sua campagna finale all’autodromo di Imola, assieme al sindaco di Milano Beppe Sala. E in un amen, ecco la conferenza stampa preparata in frettissima in un albergo di Bologna, «sarò sempre qui», è stato di parola. Poi, in quella stessa fretta, qualcuno ha dimenticato sul tavolo un foglietto di appunti sulla strategia da seguire, tra cui il semplice ma efficace “su Bibbiano usare la clava”. Peraltro si era già portato avanti e proprio la notte di Halloween aveva battezzato l’inizio della sua scorribanda sulla via Emilia, a Parma, con un lungo cocktail nella via Farini, poi era scappato a Ziano Piacentino per la festa della zucca, ma al mattino presto per sicurezza si era già fatto un selfie con una zucca, in un mercato di Roma.
Ovunque è stato contestato, fosse anche solo da due-tre persone, l’ultima volta ieri al mercato della Piazzola, Bologna, un posto dove invece è sempre stato amato dagli ambulanti spaventati dalla Bolkenstein, ma ieri uno gli ha gridato «basta, vai via! Torna a Milano» (ma il posto di Salvini non è Milano, il suo posto è ovunque). Bologna l’aveva sfidata di petto il 14 novembre, al raduno del Paladozza. Fuori, a debita distanza, c’era della gente che lo contestava in piazza Maggiore, «staremo stretti come sardine sul ‘crescentone’», alla fine erano il doppio dei suoi ed erano le prime Sardine, ma nessuno lo sapeva ancora. Da lì in avanti, sardine dappertutto. A Rimini, mentre inaugurava la nuova sede della Lega, è stato persino tentato di andare di persona in piazza Cavour, dove c’erano 7mila persone che cantavano Bella ciao e Romagna mia. Se non lo ha fatto, è solo perché qualcuno temeva il peggio. Lui avrebbe affrontato la faccenda, però l’hanno tenuto fermo.
Di piazze alla fine ne ha fatte trecento, parole sue, «io e Lucia», Lucia forse un po’ meno, ma lui ha marciato e lavorato duro, affrontando pacche e strette di mano e lunghe sessioni fotografiche, e anche culatelli, ciccioli, parmigiani, tagliatelle e cappelletti, a seconda dei posti, Lambrusco in Emilia, Sangiovese in Romagna, infatti finisce la campagna ben pasciuto, l’aspetto è florido, sta benissimo, questa è la sua vita. Molti si domandano: ma come fa? Ma dove trova tutta questa energia? Nessuno lo sa, forse semplicemente usa la Soluzione Schoum, che aiuta il fegato, e la mattina salta su come un grillo, ore 8,45, bar Dolci Momenti di Ozzano, ore 9,15, mercato di piazza Allende… quanti caffè avrà preso, migliaia. Quante strade, nella sua strategia del porta a porta, e anche dei citofoni, come si è visto al quartiere Pilastro, la botta finale, non era bastata Bibbiano, alla fine si è tutto velocizzato come in un film di Ridolini, «porti chiusi!», «giù le mani dai bambini!», «scusi, lei spaccia? », messaggi semplici, colpi di clava, e lui giù a ‘laurà’, come un operaio della Breda, di quelli che facevano il cottimo.