di Monica Guerzoni
ROMA «Se si fa la sinistra noi ci siamo», è lo slogan con cui Pier Luigi Bersani e i compagni di Articolo Uno hanno sposato il progetto lettiano delle Agorà democratiche. Ma guai a chiedere all’ex segretario se è vero che la «ditta» Pci-Pds-Ds stia tornando nella casa madre. Bersani, che nel 2017 guidò la scissione anti-Renzi, farà un sospirone e vi dirà, magari con una delle sue pittoresche metafore, che «non è spostando pezzi di classe dirigente che si ricuce il rapporto di fiducia tra gli elettori e la sinistra».
Il convoglio è partito. E anche se i tempi non saranno brevissimi la destinazione è un nuovo soggetto politico, quello con cui Letta spera di battere la destra alle prossime elezioni. «I 5 Stelle del 2018 insegnano che alle elezioni vince chi si presenta come la novità», è la tesi di Nico Stumpo. Bersani e compagni lo chiamano già «Nuovo Pd», ma Letta non vuole bruciare le tappe: «Cosa sarà lo decideremo insieme con tutti coloro che parteciperanno alle Agorà». Roberto Speranza invece è fresco di iscrizione e Letta (ovviamente) apprezza: «È positivo che Roberto abbia scommesso su questo meccanismo e voglia stare dentro la logica di quel campo largo che abbiamo voluto rappresentare con Cottarelli, Carofiglio, Riccardi, Fassoni, Schlein e Furlan». Sono i sei «saggi» dell’Osservatorio degli indipendenti, chiamati per dare un’idea di «allargamento e impegno plurale».
Positivo che Speranza abbia aderito alle Agorà e al campo largo
La trovata in fondo è quella dei Comitati di Prodi, ai quali potevano aderire i singoli cittadini. «Il motivo per cui ci ricordiamo tutti con nostalgia dell’Ulivo — spiega Letta — è che fu l’incontro di cittadini e militanti e non di gruppi dirigenti, come invece l’Unione». Per scongiurare il rischio di una fusione a freddo di sigle e di nomi, l’ex premier ha scelto di partire dalle idee. E Speranza ha raccolto la sfida: «Siamo contenti che ci sia una discussione di merito per far nascere un nuovo Pd e un nuovo centrosinistra». A quando le nozze? «Non mi sono iscritto al Pd. Stiamo dentro il percorso con tutti e due i piedi e alla fine, in primavera, capiremo le condizioni e valuteremo. C’è il tempo per ragionare, nessuno sa dove si arriva».
Siamo dentro il percorso con tutti e due i piedi Poi valuteremo
Per il ministro della Salute le Agorà servono a «richiamare nuove energie» e ridisegnare il profilo della coalizione che dovrà provare a battere le destre. Per Speranza «il punto fondamentale è che il centrosinistra nel mondo si sta rivelando capace di intercettare la domanda di protezione che arriva dal profondo della società». Come Letta, anche Speranza pensa che «dalla pandemia si uscirà a sinistra» e vede le Agorà «come il momento in cui il centrosinistra italiano intercetta questa onda globale che da Biden a Scholz vince su questioni fondanti». La difesa dei beni pubblici, l’ambiente, il lavoro, il salario minimo e una democrazia più sana, il che per Speranza vuol dire «discutere di finanziamento ai partiti e chiudere la stagione del leaderismo sfrenato».
Bersani non si è ancora iscritto alla piattaforma programmatica, ma anche lui è salito a bordo. La prossima settimana sarà con il ministro Andrea Orlando a La Spezia per un incontro sul lavoro. Ha già detto che non si ricandiderà, eppure nei gruppi parlamentari, destinati a ridimensionarsi molto, c’è chi mugugna. A sentire Stefano Ceccanti non è la prima volta che il Pd «li ospita nelle liste, come è stato alle Europee sarà alle Politiche». Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera, nobilita il traguardo: «Mi sono iscritto alle Agorà per costruire una proposta del centrosinistra all’altezza delle sfide della contemporaneità». La prima prova per gli amici ritrovati sarà il Quirinale. Il sogno a occhi aperti è «congelare» Draghi a Chigi e Mattarella al Colle. Operazione non semplice, che per i bersaniani si dovrà fare senza Renzi. «Inutile pensare ad accordi con lui. Non ne ha mai rispettato uno».