Deluso per come si è arrivati a comporre il puzzle delle alleanze sul territorio, disgustato dalle liti che dilaniano FI, ferito dalle ribellioni anche di fedelissimi non più pronti ad obbedirgli come un tempo e consapevole che per il suo partito si prospetta un risultato elettorale da minimo storico, anche sotto il 10%, Silvio Berlusconi sceglie comunque la linea dura. La conferma arriva da una lunga giornata di vertici e di tensione che lascia sul campo rapporti sempre più deteriorati. Perché se il leader azzurro — che ha visto i coordinatori regionali e i vertici del partito a palazzo Grazioli — conferma la scelta di candidare la Poli Bortone in Puglia, sancendo ufficialmente la spaccatura con Fitto, resta gelido anche rispetto alle richieste che ancora una volta gli ha rinnovato Denis Verdini: quella di candidare un suo uomo alla presidenza della Toscana, e di tornare ad avere rapporti con Renzi per tentare un nuovo Nazareno. Il confronto tra Berlusconi e Verdini — prima davanti ai vertici azzurri, con Toti, Rossi, Romani, Brunetta, Matteoli, poi vis à vis — è stato brusco e tesissimo come sempre più spesso accade. Innescato dal caso Toscana. Berlusconi non ha ceduto alla richiesta di candidare il verdiniano Tommaso Villa, ma nemmeno si è spinto a scegliere l’uomo preferito dal cerchio magico, Massimo Mallegni. La mediazione, alla quale ha lavorato Matteoli, porta a Stefano Mugnai, ex verdiniano che oggi sarebbe vicino alla Bergamini: se non uno smacco, certo non una vittoria per l’uomo del Nazareno. Che, dalla discussione sulla Toscana, ha preso spunto per rielencare a Berlusconi tutti gli errori commessi: la spaccatura con Fitto che rischia di costare carissimo non solo in Puglia ma anche in Campania; ma soprattutto la rottura del Nazareno: «È assurdo non votare le riforme che abbiamo scritto insieme. Non vedi come ci siano isolati?». L’ex premier è parso però irremovibile: nessun dialogo con Renzi, nessun cedimento, linea durissima sull’Italicum e chi ci sta, ci sta. Non sembra disponibile ad inseguire nessuno Berlusconi, e nemmeno — dicono i suoi — appare preoccupato per possibili rotture che con Verdini nessuno può escludere. È vero che sulla legge elettorale è difficilissimo che i verdiniani soccorrano pubblicamente il premier, ma dopo le Regionali tutto può accadere. Eventualità che Berlusconi, dopo aver ormai assorbito la rottura che ritiene definitiva con Fitto (l’ex governatore va avanti con Ncd e FdI con Schittulli, che ha definito «vergognose le lezioni di moralità della Poli Bortone», organizza una conferenza stampa per lanciare la ricetta economica con cui contrastare Renzi e rimanda atti ulteriori ai prossimi giorni), mette in conto. Se va bene, saranno riconfermate Veneto e Campania e magari si potrà strappare Liguria (FdI va verso l’appoggio a Toti) e Umbria, altrimenti si vedrà. In ogni caso, dopo il voto Berlusconi vuole ricominciare da zero, senza inseguire nessuno di quelli che lo hanno contrastato in qualsiasi modo. E magari libero da fardelli giudiziari, se è vero che il suo primo viaggio vorrebbe farlo a Strasburgo per seguire l’esito del suo ricorso contro la Severino.
Paola Di Caro